Essendo i corpi macchina Nikon Z visti finora tutti molto simili tra loro – quando non assolutamente identici – questa sezione non può che ripetere valutazioni già fatte precedentemente.
La Z 6 – II fa da subito un'ottima impressione, sia per la tradizionale alta qualità dei materiali Nikon, sia per l'ergonomia, che a dispetto delle ridotte dimensioni, appare immediatamente molto buona.
Certo, è possibile notare qualche piccola pecca e qualche lacuna rispetto alle reflex Pro. Ad esempio, sulle mirrorless manca l'amato (almeno da noi) controllo AF/AF Mode frontale, e il joystick è, per ragioni di spazio, un po' troppo "sulla verticale" del pulsante AF-On, cosa che costringe a muovere un po' la mano anziché ruotare solo il pollice. Difetti analoghi sono presenti anche su altre mirrorless, dirette concorrenti, come EOS R6.
Il corpo macchina della Z 6 - II offre lo stesso livello di protezione dagli agenti atmosferici della professionale D850.
In definitiva, però, l'ergonomia è molto vicina a quella di reflex decisamente più massicce come la D850, il che non è poco.
Di nuovo, anche per questa seconda generazione, l'unico vero appunto che si può muovere all'ergonomia è un certo affollamento di pulsanti nel quadrante inferiore destro. Essendo tali pulsanti non prettamente fotografici (PAD, zoom in/out, Drive e Menu), nella normale operatività non c'è alcun problema. Purtroppo, però, per avviare la funzione di inseguimento del soggetto, è necessario premere il (piccolo) pulsante centrale del PAD, e per terminare il pulsante zoom out. Ecco dunque che, quando entra in gioco l'inseguimento, anche questi pulsanti diventano importanti.
Al momento della prova della Z7, abbiamo in effetti sperato che Nikon trovasse una soluzione diversa per gestire l'inseguimento, ma tale soluzione non è per ora arrivata. Viceversa, è stato affinato il menu "i", che all'interno della sezione Modo area AF ora include collegamenti diretti per Area estesa + Persone/Animali e Area auto + Persone/animali, facilitando sensibilmente l'accesso a questa funzione.
Dal punto di vista delle funzioni "accessorie", la Z – 6 II è una fotocamera estremamente ricca. Si parte dal backeting, che può essere fatto su esposizione/flash, bilanciamento del bianco e D-Lighting (fino a 9 fotogrammi), per proseguire con esposizione multipla, HDR, riduzione dello sfarfallio in caso di luce artificiale, ripresa intervallata (si scelgono data e ora di inizio, intervallo di tempo, numero di intervalli e numero di scatti per ogni intervallo), time lapse (si scelgono intervallo di tempo e durata della ripresa) e, per finire, focus shift.
Tutte queste funzioni sono potenti e ottimamente implementate, con la focus shift che richiede qualche parola in più a commento: anch'essa molto potente, è però solo manuale – la composizione degli scatti deve cioè essere fatta dall'utente in post-produzione. Questo approccio, più professionale, è perfetto per una D850 (la cui implementazione è in effetti del tutto analoga), mentre su un modello come la Z 6 – II, abbordabile da una più vasta fascia di pubblico, forse una composizione anche automatica non avrebbe guastato.
Il display della Z 6 - II è orientabile verticalmente attraverso una robusta doppia cerniera. Personalmente lo preferiamo al più fragile meccanismo completamente articolato, ma i videomaker sono tipicamente di diverso avviso.
Come per D810A, sono disponibili tempi di posa fino a 15 minuti previa attivazione della funzione Tempi di posa estesi (menu Personalizzazioni > d6) e lo stabilizzatore a 5 assi da 5 stop (che ovviamente si somma allo stabilizzatore VR di alcune ottiche e rimane attivo, lavorando a 3 assi, anche utilizzando ottiche reflex Nikkor con adattatore FTZ). Insomma, siamo di fronte a una fotocamera estremamente ben accessoriata, capace di rispondere a esigenze fotografiche – anche molto specifiche – di un pubblico assai vasto.
Le prestazioni del sistema AF sono solide: la Z 6 – II aggancia il soggetto con sicurezza ed è efficace nel mantenere il fuoco sul "bersaglio". In particolare, il riconoscimento occhi/volto fa un buon lavoro e risulta oggi indubbiamente il metodo più preciso e affidabile per ottenere un fuoco perfetto nella fotografia di ritratto. Complessivamente, nell'inseguimento dei soggetti la Z 6 – II risulta però un po' staccata dalle migliori concorrenti, che oggi possono essere identificate nella Sony A7 III e nelle Canon EOS R5/R6.
Cinque ottiche fisse f/1.8 (20mm, 24mm, 35mm, 50mm e 85mm) offrono un'eccellente compromesso tra resa e compattezza. Chi preferisce i prime, è accontentato!
In minima parte, questo è dovuto alla minore efficacia dello strumento in sé, ma la differenza è marginale; soprattutto, per quanto ci riguarda, impatta negativamente sulla Z 6 – II la già citata macchinosità dei comandi necessari all'attivazione dell'inseguimento e al cambio soggetto. Per questo, laddove questi fattori non entrano in gioco – Eye AF nella fotografia di ritratto – abbiamo trovato il sistema pratico ed efficace.
Come il modello precedente, il mirino offre visione in tempo reale solo fino alla modalità di scatto H (5,5 fps), mentre passando all'H+ (10/14 fps) la visione si fa differita, con visione dell'ultimo fotogramma ripreso. Una situazione non ideale nell'inseguimento di soggetti rapidi, come non ideale è il blackout tra fotogrammi successivi a 5,5 fps, ridotto ma non trascurabile. È questo il "solito" tallone d'Achille di pressoché tutte le mirrorless con ambizioni sportive da noi provate finora.
Quando la scena non è fortemente dinamica, viceversa, si apprezza un mirino di alta risoluzione, molto nitido, reattivo nella commutazione (ci è perso migliorato rispetto alla prima versione) e dall'ingrandimento molto generoso. In sintesi, un mirino che è un piacere utilizzare.