Dal punto di vista del dettaglio e dell'incisività delle immagini, la Z 6 – II si è comportata come da copione per una 24 Mpixel, facendo registrare con l'ottica in kit 24-70mm f/4 (usata a 50mm) un punteggio MTF di circa 3000 LW/PH, e cui corrisponde ancora un buon livello di dettaglio essendo i fenomeni di aliasing trascurabili fino a circa 3300 LW/PH.
Da segnalare che quest'ottica non "spreme" il sensore fino all'ultimo pixel: 3000 LW/PH corrispondono a circa 0,38 C/P, il che significa che esiste un margine di dettaglio non sfruttato, che sarà possibile ricavare da questo corpo macchina con ottiche più incise. Per questo, nonostante la diretta rivale EOS R6 abbia fatto registrare nei nostri test un punteggio più elevato (circa 3300 LW/PH), siamo portati a considerare le due rivali equivalenti da questo punto di vista. La EOS ci è stata infatti inviata con una più pregiata ottica fissa che ha sfruttato tutto il potenziale del sensore, raggiungendo un ragguardevole punteggio di 0,45 C/P.
Sopra: immagine originale. Sotto: crop 100% (clicca per ingrandire).
Il JPEG fa registrare ben 3200 LW/PH, indice di uno sviluppo in-camera decisamente aggressivo (viene infatti rilevato un oversharpening oltre il 14%), scelta tipica del mondo consumer. Immagini perfette per la visione su smartphone, mentre chi desidera un risultato meno "strillato" preferirà lavorare in RAW.
La risposta del sensore in termini cromatici è indistinguibile da quella della Z 5. Il risultato era prevedibile e i dati sono la copia quasi esatta di quelli ottenuti dalla sorella minore: saturazione al 113,7% con profilo standard, errori cromatici medi nell'intorno dei 3 punti dC94, errori dE94 nell'intorno dei 9 punti e un errore di esposizione rilevato inferiore a 1/3 EV descrivono già un quadro cromatico più che buono.
100 ISO
1600 ISO
3200 ISO
6400 ISO
12800 ISO
25600 ISO
51200 ISO
A migliorare ulteriormente la situazione, c'è l'aspetto legato al bilanciamento del bianco, che nel caso della Z 5 aveva mostrato una saltuaria ma in alcuni casi evidente deriva verso i toni freddi in particolari condizioni di illuminazione artificiale, mentre la Z 6 – II non ha evidenziato il problema. A titolo di confronto, nelle stesse condizioni di luce, il bilanciamento AWB-A0 della Z 5 aveva portato a 3100K, quello della Z 6 – II a 3700K (il tipo di scarto che fa passare dal "tono freddo" alla "foto blu")… Riteniamo dunque la Z 6 – II una fotocamera più affidabile in condizioni di luce complesse.
Bilanciamento A0. Scorri col mouse per visualizzare bilanciamento A2.
Il rapporto segnale/rumore, buono in assoluto, è di nuovo la fotocopia di quello della Z5 fino a 6400 ISO, dove le due macchine fanno registrare dati pressoché identici e dall'esame delle immagini non emergono differenze degne di nota. Più in particolare, proprio a 6400 ISO si inizia a notare per entrambe una grana più presente che va a degradare un minimo il livello di dettaglio, ma si tratta ancora di inezie.
Nikon Z 5 @ 25600 ISO. Scorri col mouse per visualizzare Nikon Z 6 - II @ 25600 ISO.
La Z – 6 II cambia però marcia ad altissimi ISO: a 12.800, e soprattutto a 25.600 ISO, il degrado qualitativo diventa evidente, ma altrettanto evidente diventa il divario con la sorella minore (sopra: a sinstra, Z 5 @ 25600 ISO; a destra, Z 6 - II @ 25600 ISO). Proseguendo ancora, a 51.200 ISO anche il rumore cromatico diventa molto visibile e, come spesso accade, non ci immaginiamo un contesto in cui le sensibilità in estensione siano effettivamente utilizzabili. Il confronto con la diretta concorrente EOS R6 si conclude sostanzialmente alla pari: 26,6 dB @ 6400 ISO per la EOS, 26,2 dB @ 6400 ISO per la Nikon. 0,4 dB di differenza rendono conto della risoluzione leggermente più elevata delle Z 6, ma risultano impercettibili nelle immagini reali. Il ridotto noise-floor si traduce anche in un'eccellente malleabilità del RAW (sotto: immagine originale vs. sovraesposta di 6 EV).
Immagine sovraesposta di 6 EV. Scorri col mouse per visualizzare immagine originale.
NOTA: Segnaliamo che, analogamente ad altri modelli Nikon recenti, il NEF viene interpretato da Lightroom quasi come un file nativo, col software che va a impostare automaticamente dei valori di de-noise crescenti in funzione della sensibilità impostata. Se, da un lato, questo automatismo può far comodo, dall'altro il livello di de-noise scelto è sempre elevato (a nostro personale giudizio, troppo elevato), e va a "impastare" inutilmente l'immagine anche a sensibilità relativamente basse. Consigliamo ottimizzazione manuale.