Sony annuncia oggi il nuovo 35mm a focale fissa della pregiata serie GMaster, FE 35mm F1.4 GM. Come si intuisce dalla sigla, si tratta di un obiettivo per fotocamere Full Frame con attacco E, il quarto del catalogo Sony. Il nuovo arrivato si va infatti ad aggiungere al "modello base" Sony FE 35mm F1.8 (700 Euro) e ai due Zeiss di pari focale, il Sonnar T* FE 35mm F2.8 ZA (950 Euro) e il Distagon T* FE 35mm F1.4 ZA (1800 Euro).
Pare dunque che il colosso nipponico abbia deciso di produrre internamente anche un 35mm premium, anziché lasciare questa fetta di mercato in esclusiva al partner Zeiss. Sarà disponibile da febbraio 2021, e non sarà economico: il prezzo di listino è infatti di 1700 Euro, il che lo posiziona al vertice dell'offerta Sony.
A dispetto dell'elevata apertura massima, si tratta di un obiettivo compatto (96mm di lunghezza, 76mm di diametro per 524g di peso), come si evince anche dal diametro filtri di soli 67mm – il cugino Zeiss, ad esempio, utilizza filtri da 72mm. Questo ne fa potenzialmente una buona scelta anche per corpi macchina di dimensioni ridotte, come nuove 7C, o le APS-C, su cui si comporta come ottica standard (52.5mm equivalenti).
Un esempio dello sfocato ottenibile con questo 35mm. Fonte: Sony.
Lo schema ottico include diversi elementi pregiati: due lenti XA (eXtreme Aspherical) e una a bassa dispersione ED. A questi elementi si aggiungono il trattamento antiriflesso Nano AR Coating II, che aiuta a ottenere immagini di qualità in condizioni di luce difficili, e il rivestimento al fluoro della lente frontale, che ne facilita la pulizia. Il diaframma circolare è composto da ben 11 lamelle e si chiude fino a f/16, e la messa a fuoco è attuata da 2 motori lineari.
Anche in questo caso, ed è ormai quasi una firma per Sony, l'obiettivo si segnala per la ridotta distanza minima di messa a fuoco (vedi esempio qui sopra), pari a solo 27 cm con autofocus attivo, a cui corrisponde un rapporto di ingrandimento massimo di 0,23x. La minima distanza di messa a fuoco si riduce ulteriormente a 25 cm (0,26x) passando alla messa a fuoco manuale.
Trattandosi della famiglia top di gamma Sony, è quasi superfluo dire che la costruzione è estremamente curata e di alto profilo. Si parte con una flangia in metallo e si prosegue con un corpo in materiale plastico di elevata qualità che, facilitato anche dalla focale fissa, è completamente privo di giochi meccanici. La prima ghiera che si incontra è quella dei diaframmi, meccanica, la cui scala si estende da f/1.4 a f/16.
Anche su questo modello troviamo il selettore (piuttosto frequente nella gamma Sony) che consente di abilitare o disabilitare il "click", in modo da avere un feedback tattile ogni 1/3 EV, molto comodo in fotografia, o al contrario un movimento fluido e silenzioso, utile in caso di ripresa video.
L'unica altra ghiera, che al contrario della prima è "by-wire", è quella di messa a fuoco. Sufficientemente ampia (circa 2 cm) e ben posizionata nella parte anteriore dell'obiettivo, è precisa e fluidissima – si potrebbe definire vellutata – e si utilizza, anche per questo, con molto piacere. Completa la dotazione il classico pulsante programmabile, elemento caratteristico delle serie G / GM.
Come di consueto per Sony, nessun indicatore della distanza di messa a fuoco, di conseguenza nessuna scala di profondità di campo, che vista la focale avrebbe potuto far comodo a chi è in cerca di un'ottica da reportage e lavora con il classico metodo dell'iperfocale (a quello scopo, c'è però da considerare anche il leggerissimo 35mm F1.8…).
Manca anche lo stabilizzatore ottico, che vista la focale è poco importante in ambito fotografico ma può risultare prezioso in ambito video (e la ghiera dei diaframmi sembra suggerire un utilizzo in questo ambito). Ricordiamo comunque che i corpi macchina Sony A7 sono dotati di stabilizzatore interno a partire dalla seconda generazione (A7 II, A7R II, A7S II), che ha debuttato con la A7 II a fine 2014.
La messa a fuoco è interna, il che oltre a facilitare l'uso di polarizzatori e assimilabili, velocizza l'aggancio del soggetto, in effetti rapido anche se non fulmineo: l'intera corsa richiede circa 1 secondo.
In termini di potere risolvente, con l’FE 35mm F1.4 GMaster, Sony ha prodotto un altro "rasoio", capace di sfruttare al massimo i moderni sensori di altissima risoluzione. Favorito anche dalla focale non estrema, se montato su corpi macchina come la A7R Mark IV (da noi utilizzata) restituisce risultati che definire eccellenti è dir poco. Iniziando dai punteggi MTF slanted edge, abbiamo registrato al centro circa 4500 LW/PH già alla massima apertura, per poi superare stabilmente e abbondantemente le 5000 LW/PH tra f/2 e f/8.
Il punteggio massimo si registra a f/4, ed è pari a ben 5977 LW/PH, ma in effetti tra f/2.8, f/4 ed f/5.6 cambia pochissimo. A F/11 l'ottica è ancora estremamente incisa, a f/16 i grafici mostrano un calo, ma è utile notare il risultato assoluto: circa 3500 LW/PH equivalgono grossomodo al punteggio massimo di una buona Full Frame da 24 Mpixel con ottica al top, utilizzata al suo miglior diaframma di lavoro…
Sopra: risoluzione slanted edge ai diversi diaframmi, al centro e ai bordi dell'immagine. Sotto: analogo andamento della risoluzione hyperbolic wedge (al centro) e dato di "undersharpening", indicativo dei migliori diaframmi di lavoro per l'obiettivo.
Pubblichiamo anche i risultati hyperbolic wedge che, in generale, possono essere considerate le frequenze fino a cui si ottiene buon dettaglio visivo, in contrapposizione ai punteggi slanted edge che corrispondono invece alle frequenze di completa estinzione del pattern. Con un importante distinguo: pubblichiamo in questo caso i punteggi MTF70, perché i nostri consueti, ma meno restrittivi, MTF50, sono tutti fuori scala!
Il trend è simile: fino a f/8, l'FE 1.4735 GM rimane stabilmente sopra quota 3000, e ancora a f/11 sfiora le 3000 LW/PH. A f/16 si nota un calo, ma i valori assoluti rimangono di tutto rispetto.
Un esempio di risposta ai bordi che mostra, oltre a notevole nitidezza, totale assenza di aberrazione cromatica
Passando dal centro ai bordi, il tema di fondo non cambia: punteggi assoluti elevatissimi, a ulteriore conferma di quanto le moderne ottiche di fascia alta siano ormai di una precisione chirurgica. Come normalmente accade, la curva è leggermente spostata verso i diaframmi chiusi, vale a dire che, per ottenere la massima nitidezza ai bordi, è necessario chiudere un po' il diaframma – a f/4 l'ottica cambia decisamente marcia, e raggiunge il suo sweet spot a f/5.6, laddove anche agli angoli si sfiorano le 5000 LW/PH. Disarmante…
La distorsione è l'unico aspetto per cui questo FE 35mm F1.4 GM non si può dire impeccabile. Non che sia particolarmente elevata, in realtà: parliamo di una distorsione a cuscinetto dell'1,8% circa. Però, considerato che si tratta di un'ottica fissa e osservano come l'obiettivo si comporta in generale, avremmo scommesso su un risultato ancora migliore.
È questo, in qualche misura, un approccio tipico di Sony, che in molte sue ottiche lascia un livello di distorsione tutt'altro che trascurabile, puntando tutto sulla (peraltro sempre efficace) correzione in-camera. Di fatto, l'utente non si accorge di nulla, e ottiene un risultato impeccabile a meno di partire dal RAW disabilitando volutamente tutte le correzioni – qualcosa che, esame dell'ottica a parte, crediamo nessuno voglia fare.
La caduta di luce ai bordi è molto visibile alla massima apertura, dove agli angoli si raggiungono all'incirca i 3EV di perdita e ai lati circa 2,2 EV. La perdita si riduce però velocemente chiudendo il diaframma. Basta infatti diaframmare di uno stop per ridurre le perdite a circa 1,6 EV e 1,2 EV (rispettivamente, agli angoli e ai lati). Un piccolo "difetto", che molti fotografi amano avere, a donare un pizzico di personalità a un'ottica altrimenti quasi asettica.
Resa dei punti luce sfocati (nel riquadro, il soggetto a fuoco). Lo sfocato è ottimo, come sempre per le ottiche GM (che curano espressamente questo aspetto). Si nota un certo astigamtismo, ma correggerlo maggiormente avrebbe comportato una minore correzione della curvatura di campo, quindi minore precisione ai bordi.
Assolutamente trascurabili le aberrazioni cromatiche laterali, che non arrivano mai al singolo pixel (0,67 pixel il risultato peggiore, registrato ovviamente alla massima apertura). Considerato che il RAW della A7R IV conta oltre 9500 pixel in orizzontale, si può intuire che parliamo di qualcosa di impercettibile a occhio nudo. A un esame visivo, nessuna traccia nemmeno di aberrazioni cromatiche assiali.
Mostriamo per concludere alcuni scatti rappresentativi delle peculiarità non misurabili dell'obiettivo, a cominciare dalla resa dei punti luce sfocati che per molti fotografi riveste un ruolo importante nella scelta dell'obiettivo. Da questo punto di vista, il Sony FE 35mm F1.4 GM si comporta ancora una volta in modo impeccabile: le numerose lamelle del diaframma e la scelta di non esasperare la correzione dell'aberrazione sferica restituiscono cerchi perfetti e omogenei, prive di quel cosiddetto effetto cipolla (anelli concentrici visibili nei punti luce fuori fuoco) che tanto infastidisce alcuni ritrattisti.
Sony ha invece scelto di correggere molto la curvatura di campo, favorendo (a nostro avviso correttamente) la precisione ai bordi. Ma, si sa, ogni medaglia ha il suo rovescio, rappresentato in questo caso da un astigmatismo facilmente percepibile.
In conclusione, con il 35mm F1.4 GM Sony ha prodotto un obiettivo luminoso ma piuttosto compatto, tecnicamente ineccepibile sotto pressoché tutti i punti di vista, che risulta essere un compagno ideale per i corpi macchina di altissima risoluzione, dei quali arriva a sfruttare ogni singolo pixel.
Adatto alla street photography, per la quale già esiste però il leggerissimo e ancora più compatto 35mm F1.8, questo obiettivo da a nostro avviso il meglio di sé nella fotografia paesaggistica, che esalta la sua capacità di catturare dettagli, o nella ritrattistica con luce naturale; ci immaginiamo, ad esempio, un contesto boudoir, per il quale la focale è perfetta e l'eccellente resa dello sfocato un sicuro punto di forza.