Ghiera dei programmi, ghiera dei diaframmi sull'obiettivo e doppia ghiera anteriore/posteriore sul corpo macchina danno vita a un'operatività che, seppur concettualmente analoga a quella di altre Fuji, è molto diversa da quella della GFX 100 e non scevra da alcune incoerenze e sovrapposizioni.
Lavorando in Manuale o un Priorità di diaframma, tutto funziona come ci si aspetta: diaframmi sull'obiettivo, ghiera anteriore a controllare gli ISO, ghiera posteriore a controllare i tempi; tutto fila liscio, salvo il fatto che, con la ghiera dei diaframmi in posizione A o C, la ghiera anteriore deve controllare sia i diaframmi sia la sensibilità. Poco male, basta una pressione sulla ghiera stessa per passare dall'uno all'altro parametro. Può comunque confondere il fatto che, pur con la posizione della ghiera diaframmi su Auto, i diaframmi non siano automatici.
In Priorità di tempi le cose si fanno leggermente più strane. In questo caso, la ghiera posteriore controlla i tempi, quella anteriore gli ISO, e la ghiera dei diaframmi diventa ininfluente: il diaframma è cioè automatico anche se la ghiera è impostata su un valore fisso – il contrario del caso precedente. La logica è chiara, ma leggere sulla ghiera f/5.6 quando la macchina sta effettivamente lavorando a f/2.8 può essere fuorviante. Analogo problema si ha in P. Anche in questo caso, infatti, l'automatismo ha priorità sulla ghiera, e il diaframma selezionato non è necessariamente quello in uso.
Per inciso, Fujifilm non è la sola a utilizzare una simile logica di funzionamento. Le Sony A7, quando lavorano con ottiche GM dotate di ghiera dei diaframmi, si comportano in modo analogo. In quel caso, però, sulla ghiera dei diaframmi non c'è la posizione C che si somma ad A, esiste una terza ghiera per il controllo degli ISO e, soprattutto, nel mondo Sony non è mai esistito altro approccio.
Tra le Fujifilm GFX, invece, abbiamo la GFX 100 con un'operatività a sé stante, la 50S con ghiera dei tempi e ghiera ISO, la 50R con ghiera dei tempi e ghiera di compensazione esposimetrica, e ora questa GFX 100S con ghiera dei programmi… in sintesi, 4 corpi macchina su 4 del sistema GFX parlano, ciascuno, una lingua diversa.
Questo vizio di fondo nell'operatività, che potremmo definire come un difetto "di famiglia" nel suo insieme, si accompagna ad altri difetti ergonomici, specifici di questo modello: il pulsante di compensazione esposimetrica piuttosto scomodo e il pulsante AF-On che, per dimensioni e posizione, è ai limiti dell'usabilità per chiunque non abbia mani XL.
Usare la GFX 100S si è per questo rivelata un'esperienza contrastante. Da un lato, abbiamo apprezzato il corpo macchina più snello e alcune soluzioni della 100, tra cui il display secondario superiore. Dall'altro, avremmo voluto trovare una ghiera dei tempi e un'operatività più in linea con altri corpi Fujifilm.
Per quanto riguarda il sistema AF, valgono ovviamente considerazioni analoghe a quelle fatte a suo tempo per la GFX 100, che possiamo sintetizzare in questo modo: per versatilità (numero di zone e copertura del fotogramma), livello di sofisticatezza (riconoscimento viso/occhi) e, in buona parte, anche per prestazioni, è molto più avanzato dei sistemi autofocus tipici del mondo medio formato. Ci riferiamo, in particolare, a Phase One, Leica S, Hasselblad V, ma anche della stessa Pentax 645Z, che in termini di messa a fuoco è la più avanzata ma il cui sistema AF copre comunque una piccola percentuale del fotogramma.
Le prestazioni autofocus della GFX 100S non sono però pari a quelli di una reflex 35mm professionale, né di recenti mirrorless ad alte prestazioni quali Sony A1 ed EOS R5, che nel frattempo hanno fatto il loro debutto, ridefinendo un po' il concetto stesso di "buone prestazioni autofocus" anche nel mondo mirrorless.
Esempi di sfocato. Qui sopra: AF-S, Eye AF - il riconoscimento occhi è di buona qualità, ma non infallibile.
Per essere chiari: i 18 o 20 centesimi di secondo dichiarati da Fujifilm per l'aggancio del soggetto valgono con fotocamera su cavalletto e prefocus, cioè togliendo l'ottica dall'equazione. Nel mondo reale, con macchina usata a mano libera e ottiche non esattamente fulminee come il nuovo 80mm f/1.7, l'aggancio del soggetto quando la distanza cambia sostanzialmente può richiedere da circa mezzo secondo a ben oltre un secondo (0,65s - 1,35s nella nostra prova), con le prestazioni che deteriorano di pari passo con le condizioni di luce e/o passando da più punti al punto singolo.
Esempio di sfocato. Qui sopra: AF-C, Eye AF - se il soggetto non è immobile, la GFX 100S con 80mm F1.7 non si è dimostrata abbastanza reattiva da garantire lo scatto.
In una situazione meno impegnativa come il ritratto, in cui gli aggiustamenti da uno scatto all'altro sono minimi, si sperimenta una certa inerzia che può rendere lo scatto inservibile qualora il soggetto stia compiendo un'azione, e rende complessivamente meno efficace il riconoscimento occhi che, dal punto di vista della precisione, è invece molto valido.
In definitiva, ribadiamo quanto già espresso riguardo la GFX 100: l'operatività è sorprendentemente buona considerate le caratteristiche complessive della macchina, ma in assoluto piuttosto lontana da quella di una reflex professionale o di una mirrorless top di gamma. In quest'ultimo caso, per inciso, l'evoluzione è stata particolarmente rapida e i più recenti prodotti 35mm di Sony, Canon e Nikon hanno ulteriormente ampliato il divario già esistente, circa 2 anni fa, al momento dell'introduzione della GFX 100.