Non mi sono mai fatto troppi problemi a buttare uno smartphone o una fotocamera rugged nel lago per testarne la resistenza e l'impermeabilità, ma devo dire che avendo per le mani una mirrorless da migliaia di euro mai gli avrei fatto prendere tutta l'acqua che invece ha preso durante l'evento organizzato da Canon per testare EOS R3.
Il giorno prima c'era il sole, quello dopo pure: il giorno designato per la prova un vero e proprio diluvio. Di quelli da andare a 90 km/h in autostrada a causa della nube d'acqua sollevata dagli altri veicoli. Un giorno perfetto per provare una fotocamera a bordo pista!
Ironia e necessità di una doccia calda a parte, è stato davvero il giorno perfetto per mettere alla prova fotocamere e ottiche professionali Canon, in una di quelle condizioni che certamente capitano nella vita di un professionista e che i prodotti devono essere in grado di sopportare senza problemi.
4 gruppi, 3 postazioni fotografiche, 3 supercar a disposizione per 4 giri (purtroppo solo da passeggeri), una ampia pletora di corpi macchina e obiettivi a disposizione: le premesse della giornata erano interessanti fin dall'inizio. Purtroppo non c'erano R3 a sufficienza per tutti, per cui ci siamo dovuti menare mettere d'accordo con gli altri giornalisti in gruppo e fare un po' per uno. Io ho avuto EOS R3 a disposizione solo per la prima sessione di scatto, mentre alle altre due postazioni mi sono dovuto accontentare di una EOS R6 ed EOS R5 (buttale via...), ma di questo vi parlo in chiusura.
Veniamo subito al pezzo forte: dopo averla vista negli uffici Canon per il primo contatto, ho potuto finalmente scattare fotografie con la nuova mirrorless full frame sportiva professionale Canon EOS R3 in condizioni reali. Visto che 'ce la dovevamo passare' e il tempo a disposizione per ogni sessione di scatto era limitato, non abbiamo utilizzato il sistema di controllo del punto di messa a fuoco Eye-Control. Due i motivi, principalmente: da un lato il sistema necessita una calibrazione e personalizzazione per rispondere al meglio alle caratteristiche dell'occhio di ogni persona; in secondo luogo, le auto giravano in pista a una certa distanza l'una dall'altra, per cui il soggetto inquadrato era praticamente sempre uno solo. Non c'erano quindi occasioni per provare il cambio veloce di soggetto con l'Eye-Control.
Non vi sto a tediare con tutti i dettagli tecnici sulla macchina, che trovate nel primo contatto negli uffici Canon, vi ricordo solo che siamo di fronte a una mirrorless full frame simil-1DX, con impugnatura verticale integrata, sensore CMOS BSI Stacked da 24,1 megapixel, mirino da 5,76 milioni di punti e raffiche RAW da 30 fps.
L'evento si è tenuto sulla pista ACI Sara di Arese, dove una volta venivano collaudate le Alfa Romeo prodotte nello storico stabilimento a pochi passi.
- Un attimo di pausa per permettere a qualcuno di asciugarsi la lacrimuccia -
Canon EOS R3: il tracking dei veicoli cambia le carte in tavola
Pronti,via, alla prima postazione sono riuscito a mettere le mani sulla EOS R3; ho cominciato con il Canon RF 70-200mm F2.8L IS USM, vista la distanza limitata dalla pista, ma poi sono passato al ben più 'lungo' RF100-500mm F4.5-7.1 L IS USM, alla ricerca di particolari 'rubati al volo'.
Foto e particolare al 100% dell'auto in movimento
Posso dire certamente una cosa: se il controllo del posizionamento del punto di messa a fuoco con l'occhio è certamente la caratteristica di cui maggiormente si è parlato rispetto a EOS R3, sul campo a farla da padrone è la nuova modalità autofocus con riconoscimento dei veicoli.
Un dato su tutti: un fotografo mediocre come me è riuscito a portare a casa moltissimi 'scatti buoni'. Sottolineo la mia mediocrità; con una fotocamera con un autofocus evoluto un professionista porta a casa un numero altissimo di scatti buoni in condizioni dinamiche, ma ci vuole 'manico'. Con una fotocamera come EOS 1D-X Mark III è necessario conoscere come lavora l'autofocus, regolarne la sensibilità, la tendenza o meno a cambiare soggetto; bisogna poi scegliere la modalità di lavoro più adatta alla situazione (a zone, a punto singolo) e magari prevedere l'arrivo del soggetto per posizionare il punto di primo aggancio nella posizione corretta all'interno del fotogramma.
Con il riconoscimento dei veicoli avviene lo stesso processo che già oggi ben conosciamo con la funzione Face Detection/Eye-AF. Un quadrato ci informa se la fotocamera ha riconosciuto il viso o l'occhio di un soggetto e a quel punto ci basta premere il pulsante di scatto per ottenere una foto a fuoco.
La nuova Canon EOS R3, appena riconosce un'auto nell'inquadratura la circonda con un rettangolo colorato (intelligentemente di colore diverso dal solito) e la procedura poi è la stessa: se si è scelta la modalità AF Servo, la macchina segue il soggetto, con una precisione già impeccabile, anche nelle raffiche veloci. Presa in mano la macchina per la prima volta, dopo due minuti avevo già sulla scheda diverse foto perfettamente a fuoco. Avendo eliminato la preoccupazione della messa a fuoco, per un fotografo amatoriale come me è poi possibile divertirsi, ad esempio sperimentando il panning, anche con tempi lunghi, visto che tanto l'AF fa tutto da solo.
Se non fosse per il costo di macchina e ottiche (che devono essere performanti per tenere il passo dell'AF), la nuova Canon EOS R3 eliminerebbe del tutto la barriera all'ingresso per fare di tutti fotografi da pista.
Canon EOS R5 e R6 non escono ridimensionate dal confronto
Come detto nelle altre postazioni ho avuto a disposizione le due mirrorless full frame che prima dell'annuncio di EOS R3 erano al top della gamma Canon: la tuttofare ad alta risoluzione con video 8K Canon EOS R5 e la sportiva in miniatura Canon EOS R6, con un sensore mutuato dall'ammiraglia Canon EOS-1D X Mark III.
I 45 megapixel di Canon EOS R5 al servizio della pista
L'esperienza sul campo con R3 è certamente un gradino sopra per funzioni, ma soprattutto per ergonomia, ma le due sorelle non escono troppo ridimensionate dal confronto. Canon EOS R3, per dimensioni del corpo e per presenza dell'impugnatura verticale integrata, offre un'ergonomia degna dell'ammiraglia Canon EOS-1D X Mark III, per di più molto flessibile: il punto di messa a fuoco, ad esempio, può essere spostato sia con il joystick e sia con l'efficacissimo Smart Controller (oltre che con l'occhio), mentre R5 e R6 mettono a disposizione solo il joystick.
Passare da R3 a R5 o R6 mette in luce le grandi doti della prima, più che sminuire le seconde. Certo, trovarsi d'un botto senza quel rassicurante rettangolo attorno all'auto inquadrata, ma tornare a vedere un nugolo di quadratini verdi a segnalare l'attivazione del tracking. Da un certo punto di vista l'indicazione è più chiara e ci dice esattamente quali parti dell'auto sono state agganciate per il tracking, dall'altro però il 'vecchio' sistema, per ottenere buoni scatti, richiede più esperienza, ad esempio sul tipo di modalità AF da usare, mentre il riconoscimento automatico dei veicoli fa tutto da solo nel momento in cui è attivato da menu. Inoltre, l'inseguimento veicoli su R3, una volta riconosciuto il soggetto, è più affidabile e 'non stacca mai', mentre il sistema AF di inseguimento normale è soggetto a qualche errore in più.
In ogni caso anche R5 e R6 mettono a disposizione ottimi sistemi autofocus e raffiche veloci, permettendo di portare a casa ottimi risultati a bordo pista.
La buona notizia per chi ha scelto EOS R5 e R6 è che nei prossimi aggiornamenti firmware verranno introdotte alcune novità in merito all'inseguimento dei soggetti, magari pescando proprio dalla ricerca&sviluppo fatta per EOS R3 sul riconoscimento dei veicoli.
Non vediamo l'ora di poter mettere le mani in modo più approfondito su Canon EOS R3, in particolare combinando l'autofocus con tracking dei veicoli e lo spostamento del punto di messa a fuoco con lo sguardo, in situazioni reali come il motocross e simili.
Aggiornamento: Leggi la nostra recensione completa "Canon EOS R3, regina del sistema R. La recensione"