Descrivere l'operatività di una Leica M è compito facile. Assodata la novità della ghiera ISO, introdotta dalla M10 e confermata dalla M11, tutto si riduce alla ghiera dei diaframmi sul corpo obiettivo e alla ghiera dei tempi sul corpo macchina, dotata di posizione Auto. Con la ghiera dei tempi impostata su A si lavora in Priorità di diaframma, impostando qualsiasi altro valore si lavora in Manuale. Tutto qui.
Recensire una Leica M, e parlare di impressioni d'uso in particolare, è, viceversa, uno dei compiti più insidiosi per chi fa questo mestiere. Si rischia facilmente di cadere in uno dei due opposti eccessi: da un lato, la venerazione dell'approccio Leica, cieca ai limiti del sistema M; dall'altro, la valutazione puramente economica e la classica obiezione: "prezzo ingiustificato".
Cercheremo di essere più distaccati possibile, senza pretesa di neutralità. Perché, a scanso di equivoci, è bene fare subito una precisazione: a noi, il sistema M piace molto. Usiamo perlopiù altre fotocamere, che apprezziamo per motivi diversi, come le performance assolutamente stupefacenti dei moderni sistemi AF. Vogliamo però condividere un semplice dato: per la EOS 1Dx Mark III, è disponibile una guida specifica per il solo sistema autofocus. Si tratta di un PDF di 128 pagine…
In questo scenario, impugnare una Leica M è… rilassante. Una ventata d'aria fresca in una giornata torrida. Per chi conosce un minimo il sistema, quasi non serve leggere il manuale (anche se farlo fa parte del piacere). Basta uno sguardo e, ogni fotografo con le nozioni base di coppia tempo /diaframma, sa cosa fare. Per la maggior parte delle impostazioni, non c'è nemmeno bisogno di accendere la fotocamera, e le poche funzioni elettroniche sono di una razionalità disarmante.
Il pulsante Menu, al primo tocco richiama il menu rapido, e quasi mai serve andare oltre. Una seconda pressione richiama il menu completo. La modalità dei due pulsanti funzione è poi un piccolo tocco di genio: pressione breve per la funzione preimpostata, pressione prolungata per cambiarne la funzione, così è molto agevole anche gestire più funzioni con gli stessi due pulsanti.
La disponibilità della ghiera ISO ha chiuso il cerchio, con l'opzione M che garantisce un'operatività più rapida rispetto al comando meccanico e l'opzione Auto ISO, disponibile orami da qualche tempo, che consente di lavorare in automatismo anche in M (soluzione che, per inciso, troviamo molto pratica per qualsiasi fotocamera).
Live View e la nuova funzione di controllo della prospettiva sono un valido aiuto quando si poggia la fotocamera su cavalletto, magari per un paesaggio o una foto di architettura (che, grazie anche ai 60 Mpixel, sono ora quasi uno sbocco naturale). Senza dimenticare il mirino Visoflex 2 (compatibile anche con M10 previo aggiornamento firmware), che rende la M11 utilizzabile anche da chi proprio non può convivere con il mirino galileiano.
In sintesi: tutto il necessario con il minimo set di funzioni o comandi possibile, col fine ultimo di porre meno barriere possibili tra fotografo e soggetto. Leica è maestra in questo.
In questo tripudio di razionalità, segnaliamo solo una pecca minore: la batteria è immediatamente accessibile, ma con fotocamera su cavalletto, pur considerando la più piccola delle piastre, è impossibile azionare la leva di sblocco. Peccato.
L'esposimetro si è dimostrato, nella nostra esperienza, assolutamente preciso e affidabile. Meglio comunque precisare che la lettura viene ora effettuata esclusivamente dal sensore principale – niente più fotocellula che legge la luce riflessa dalla tendina, che per qualche tempo ha convissuto con la lettura tramite sensore principale. Questo porta a un comportamento (almeno in Multi-Area) più neutro e "standard", un po' diverso dalla forte prevalenza al centro a cui qualche utente Leica M di vecchia data potrebbe essere abituato. In ogni caso, la lettura media con prevalenza al centro e spot sono disponibili anche con lettura sul sensore principale.
Dedichiamo infine lo spazio maggiore alla maggiore delle novità operativa della M11, vale a dire la tripla risoluzione. Esperimento riuscito?!? Si, per due terzi.
Leica ha ragione nell'affermare che i 36 Mpixel rappresentano la soluzione più equilibrata per la maggior parte delle situazioni di scatto. Del resto, non avevamo dubbi sul fatto che i tecnici Leica conoscessero piuttosto bene la loro fotocamera.
Personalmente, abbiamo trovato molto utile anche la risoluzione di 60 Mpixel, che assicura effettivamente un dettaglio strepitoso e un'ampissima possibilità di ritaglio.
Meno interessante, invece, la risoluzione di 18 Mpixel, non perché non abbia senso, sulla carta, una risoluzione di questo tipo a fronte di migliori performance ad alti ISO, ma perché, dati alla mano, le performance ad alti ISO non migliorano apprezzabilmente passando da 36 a 18 Mpixel. Anzi, la grana più grossolana dovuta alla minor risoluzione risulta perlopiù penalizzante quando si osservano le immagini con elevato ingrandimento.
Meno interessante, invece, la risoluzione di 18 Mpixel, non perché non abbia senso, sulla carta, una risoluzione di questo tipo a fronte di migliori performance ad alti ISO, ma perché, dati alla mano, le performance ad alti ISO non migliorano apprezzabilmente passando da 36 a 18 Mpixel. Anzi, la grana più grossolana dovuta alla minor risoluzione risulta perlopiù penalizzante quando si osservano le immagini con elevato ingrandimento.
Partiamo da un dato sintetico: il rapporto segnale/rumore, riassunto nella tabella poco sopra, cresce di oltre 3dB passando da 60 a 36 Mpixel a 100 ISO, e arriva a un +3,5 dB a 6400 ISO – una differenza più che tangibile. Passando a 18 Mpixel, invece, il dato non cambia in modo significativo a nessuna delle tre sensibilità campione, anzi la tendenza è quella di un leggero peggioramento.
Guardando le immagini, la situazione può apparire appare ancora meno favorevole. Una premessa doverosa: quelli che mostriamo qui sono particolari ingranditi, che per loro natura esasperano e rendono più evidenti i fenomeni di cui andremo a parlare. Premesso questo, e considerando i 12500 ISO, si può notare come rumore e falsi colori siano facilmente visibili nel file ad alta risoluzione.
Passare a 36 Mpixel non è però indiscutibilmente vantaggioso, perché il file rimane piuttosto "sporco" e i falsi colori, complici i pixel più grandi, sono più visibili. Passare a 18 Mpixel, poi, ci pare di poter dire sia oggettivamente svantaggioso, perché di nuovo il file appare ancora molto sporco, e i falsi colori (soprattutto nelle più critiche zone in ombra) sono più visibili per la maggiore dimensione dei pixel.
A ingrandimenti minori l'effetto è ovviamente meno evidente, ma usare i 18 Mpixel, nella nostra esperienza, non si è mai rivelato un reale vantaggio rispetto a ricampionare verso il basso file di dimensioni maggiori.
Valutazioni analoghe si possono fare esaminando file "tirati" di 6 EV per valutare la malleabilità del RAW, mentre fino a 5 EV i 36 e i 18 Mpixel sembrano effettivamente avere un margine di vantaggio sui 60 Mpixel. Questo però, ovviamente, a fronte di una significativa perdita di dettaglio, come mostra l'ultima serie di confronto qui sopra. Accidentalmente, a 18 Mpixel è emerso anche, nelle nostre condizioni di prova, un evidente effetto moiré che, soprattutto a 60 Mpixel, è ancora molto lontano dal manifestarsi.