Canon EOS R10, il sistema R ha la sua entry-level APS-C. La recensione

Canon EOS R10, il sistema R ha la sua entry-level APS-C. La recensione

di Alberto De Bernardi , pubblicato il

“Canon introduce i primi modelli APS-C del sistema R. Dei due, la R10, qui recensita, è la più economica, offre buona ergonomia e, con cartellino di circa 1000 Euro, un eccellente rapporto qualità/prezzo, grazie anche a un sistema AF allo stato dell'arte.”

Ergonomia ed efficacia

La EOS R10 è evidentemente l'equivalente senza specchio delle reflex EOS a tre cifre, e ne ripropone l'ergonomia complessiva, anche se con significative migliorie come l'adozione del Multicontroller, ormai indispensabile per gestire al meglio un sistema AF che, anche su modelli non professionali come la R10, conta ormai migliaia di singole posizioni selezionabili.  

Rispetto alle R di fascia superiore, manca qui la terza ghiera, che su altri modelli permette di tenere sempre sotto controllo il triangolo di esposizione, ed è di certo una delle caratteristiche apprezzabili del sistema R. L'operatività a due ghiere è stata comunque un classico per tutta l'era delle reflex digitali, anche professionali, e sarebbe davvero ingeneroso criticare una mirrorless di questa fascia di prezzo che lo riproponga, soprattutto considerando che le reflex di pari categoria sono state a lungo a singola ghiera.
Ricordiamo anche, a questo proposito, che il sistema R prevede in generale un'ulteriore ghiera personalizzabile sul corpo obiettivo, anche se non tutti gli obiettivi la adottano – i due obiettivi APS-C presentati contestualmente alla R10, giustappunto, ne sono sprovvisti.


Canon EOS R10 equipaggiata con i due nuovi obiettivi RF-S: 18-45mm F4.5-6.3 e 18-150mm F3.5-6.3 IS STM.

Ghiera obiettivo o meno, in generale la R10 offre un buon numero di controlli diretti per la sua categoria, e alcune soluzioni ingegnose che ne moltiplicano l'efficacia. Tra queste, quello che possiamo definire un "super-quick menu", a cui si accede premendo il pulsante M-Fn (vicino al pulsante di scatto). In sintesi: premendo il pulsante si attiva un mini-menu a 5 voci (ISO, Drive, modalità AF, bilanciamento del bianco, compensazione esposimetrica); con la ghiera posteriore si cambia parametro, con l'anteriore si modifica il parametro selezionato. Semplice ed efficace.

Un concetto del resto molto simile a quello già usato per il programma di scatto Fv, con il quale la ghiera superiore seleziona il parametro da modificare tra tempi, diaframmi, ISO e compensazione esposimetrica, e la ghiera anteriore lo modifica. Tutti i parametri della terna possono essere selezionati manualmente o impostati su posizione Auto, e in ogni istante è possibile riportarli tutti contemporaneamente al valore Auto (0 nel caso della compensazione). Anche in questo caso, un'ottima soluzione.


In rapporto al grande diametro dell'attacco RF, il sensore APS-C sembra davvero minuscolo.

Restando in tema di programmi di scatto, da buona entry-level non mancano una quindicina di scene predefinite e una decina di filtri creativi, ma non mancano nemmeno due posizioni custom. Un indice di come la R10 tenti, in effetti, di accontentare una platea molto ampia, a nostro avviso con buon successo.

Quello con cui bisogna necessariamente fare i conti è il poco spazio a disposizione. Il pulsante AF-On, in particolare, è stato un po' sacrificato per dimensioni e posizione, e risulta quasi "assorbito" dal generoso Multicontroller. Anche il PAD, che come di consueto offre alcune importanti scorciatoie (come Drive) è di dimensioni ridotte.

Se però, per un corpo macchina di categoria superiore come la R6, avevamo giudicato queste pecche in modo molto più severo, in questo caso siamo portati a considerarli peccati veniali. La stessa disponibilità di controlli diretti, che per la R6 avevamo giudicato insufficiente, per la R10 ci pare congrua. Il motivo è presto detto: la R10 offre più di quanto gli utenti reflex a tre cifre abbiano mai avuto


Il sensore della R10 assicura ottima leggibilità dei dettagli fino a circa 2600 LW/PH, poi compaiono artefatti di intensità crescente che culminano, nell'intorno delle 3600 LW/PH, nella comparsa di effetto moiré. Il software di analisi attribuisce a questa fotocamera poco meno di 3500 LW/PH.

Il sistema autofocus continua a essere un punto di riferimento. Copertura pressoché totale del campo inquadrato, eccellente granularità, onestissime capacità di lavoro in basse luci e doti di inseguimento allo stato dell'arte, unite a possibilità di personalizzazione di livello professionale. Non è più una novità, lo abbiamo visto su altre EOS R e sulla 1Dx III, ma memori del clamoroso divario nel sistema AF tra la reflex EOS 1 e il coetaneo modello entry-level, ancora non ci sembra vero che per le mirrorless tale divario sia pressoché svanito. Certo, meno sensibilità in bassa luce rispetto ai modelli pro, ma all'atto pratico si tratta di quisquilie.

Purtroppo confermata anche un'inspiegabile rigidezza in termini di cadenza di scatto che sembra ormai tipica di questo sistema. Come già detto in sede si scheda tecnica, la cadenza di scatto delle modalità Low, H e H+ non è personalizzabile, ma dipende dal tipo di otturatore in uso. Si parte dai 23 fps della H+ con otturatore elettronico, e volendo qualcosa in meno, si passa ai 15 fps della modalità H, che sono ancora tantissimi per la maggioranza delle situazioni di scatto. Il passo ancora successivo è dato dalla modalità Low, 3 fps. Di fatto le cadenze intermedie, cioè le più utili, si possono ottenere solo passando all'otturatore meccanico/prima tendina elettronica. Non sarebbe più semplice poter modificare, nel menu arancio, la cadenza di scatto associata alle modalità H e H+?   


Risposta ad alti ISO per dettagli a basso contrasto. 6400 ISO sono, a nostro avviso, il limite di buona risposta della fotocamera.

Altro limite evidente è poi dato dall'autonomia, che volendo utilizzare il mirino (come ci sembra naturale fare) è lontanissima da quella della reflex 850D – 260 scatti contro 800. Ci si deve rassegnare a portare con sé la seconda batteria…

Il mirino?!? Beh, valgono valutazioni analoghe a quelle espresse finora. Non rappresenta lo stato dell'arte, e non è in tempo reale durante lo scatto continuo (probabilmente anche per limiti velocistici del sensore, come già visto parlando di rolling shutter), ma è reattivo nella commutazione, fluido (120 fps max) e ben definito. Inoltre copre l'intero campo inquadrato senza risultare claustrofobico, due cose che i mirini ottici pentamirror delle reflex entry-level non garantiscono affatto. Di nuovo, dunque: complessivamente meglio della reflex diretta concorrente.


Nitidezza ai bordi per il 18-150mm @ f/8, a tre focali di utilizzo comune - 24, 50 e 100mm. Come si può vedere, il risultato è decisamente buono.

Decisamente generoso l'elenco di funzioni accessorie, tra le quali troviamo: Canon Dual Pixel RAW, esposizioni multiple, HDR (HEIF), bracketing messa a fuoco, anti-flickering, funzione time lapse e, per finire, una peculiare modalità scatto continuo ad alta velocità che registra 30 fps in formato RAW ridotto (4512x3008) per pochi istanti. Alla pressione del pulsante a metà corsa inizia la registrazione, ed è possibile scegliere se, alla pressione completa, verranno registrati i fotogrammi seguenti o i fotogrammi a partire da circa mezzo secondo prima (utile per cogliere l'attimo). In tutti i casi, la raffica ad alta velocità dura fino al riempimento del buffer, il che significa un paio di secondi al massimo. Il risultato è un singolo file in formato CR3 non direttamente leggibile; i singoli fotogrammi devono essere scelti e salvati in-camera, come RAW, JPEG o HEIF.

Purtroppo, tra le funzioni accessorie, manca quella probabilmente più utilizzata dagli utenti, vale a dire la stabilizzazione in-camera (il menu della R10 gestisce comunque le ottiche IS prive di switch dedicato). Chi desidera questa funzione in un corpo APS-C, dovrà fare il passo successivo, verso la R7.