L'impostazione del corpo macchina è tradizionale (ghiera dei programmi e doppia ghiera di comando), con molti comandi fisici. Basti dire che, oltre alle due ghiere di comando principali, il corpo macchina ne offre altre due, una delle quali sul dorso che funge anche da PAD direzionale. Joystick, AF-On e 3 pulsanti custom fisici, oltre ai comandi eventualmente presenti sugli obiettivi GMaster, soddisferanno certamente anche la più complessa esigenza di personalizzazione.
Arrivati alla quinta iterazione, c'è ormai ben poco che possiamo aggiungere a quanto già scritto in passato. Non è un mistero che i corpi macchina A7 abbiano sempre riscosso il nostro apprezzamento, riuscendo ad apportare, nel corso degli anni, gli affinamenti necessari a correggere le imperfezioni iniziali. Con l'introduzione della A1, abbiamo iniziato a distinguere tra l'utilizzo generico e sportivo, criticando l'efficacia del corpo macchina in quest'ultimo caso per colpa, essenzialmente, della sua compattezza e del poco spazio a disposizione.
Vale, per la A7R Mark V, tutto quanto detto sopra, con la conclusione che, essendo questo un corpo macchina non per uso sportivo, l'ergonomia è da considerarsi eccellente.
Presentato il doveroso quadro complessivo, ci concentreremo, nel seguito, sulle novità di questo modello, a cominciare dagli schermi.
Il mirino EVF, come già ricordato, è quello della A1, ed è una meraviglia. Super-definito e, soprattutto, davvero enorme, è di per sé un godimento. Non ci si deve aspettare, sia chiaro, la stessa risposta in tempo reale (senza oscuramento) della A1, perché in questo caso il readout sensore non è abbastanza rapido e la visione è in tempo reale (con oscuramento) "solo" fino a 8 fps. Considerata però la tipologia di macchina, questo limite è irrilevante.
Apprezzabile poi lo sforzo di soddisfare tutte le tipologie di utenza, che si concretizza sul doppio meccanismo di supporto per il display. Quello che possiamo dire, da parte nostra, è che utilizzando il basculaggio, l'insieme appare robusto quanto il precedente maccanismo solo basculante, quindi lo snodo laterale aggiunge libertà senza sacrificare robustezza per chi non necessita di articolazione completa.
Il grande tema sul campo, è però, evidentemente, il sistema AF. L'intelligenza artificiale fa davvero la differenza rispetto ai modelli precedenti?!? Assolutamente si, ma questa differenza è percepibile solo in situazioni complesse. Spieghiamo meglio…
Due casi in cui il nuovo sistema AF può fare la differenza: soggetto parzialmente ostruito o "impallato" da ostacoli temporanei.
In caso di soggetti umani, il nuovo sistema AF è decisamente migliore del precedente in termini di capacità di riconoscimento dei soggetti, che ora vengono identificati correttamente anche se occupano una piccola parte del fotogramma, se sono di profilo o di spalle (e, se sono di profilo, la messa a fuoco sugli occhi continua a essere estremamente efficace).
Il sistema ora riconosce la testa del soggetto anche quando questa è coperta, ad esempio, da un casco, il che farebbe molto comodo in ambito sportivo. È poi migliore (e non poco) in termini di discriminazione tra soggetti. La fotocamera è cioè più abile nel riconoscere il soggetto originale anche se questo si muove tra altre persone, il che ovviamente si riflette positivamente sulla capacità di inseguimento in condizioni critiche. Anche questo, inutile dirlo, risulterebbe prezioso in ambito sportivo.
Un esempio delle capacità di inseguimento della A7R Mark V: soggetto agganciato quando si trovava di fronte e correttamente seguito per l'intera sequenza. Il particolare del fotogramma centrale (sotto) mostra come, in effetti, il sistema AF stesse ancora "lavorando" sull'occhio.
La portata di questa innovazione è però paradossalmente mitigata dalla bontà del sistema precedente che, in casi "ordinari" (soggetti non necessariamente statici o in posa, ma che non "giocano a nascondino" con l'ambiente circostante) era già pressoché infallibile.
Le nuove doti sarebbero preziose, come detto, in ambito sportivo, ma la A7R non è esattamente una fotocamera sportiva, e la strana (in base alla nostra limitata conoscenze del sistema) scelta di non offrire per soggetti umani almeno la regolazione della persistenza inseguimento la penalizza.
In caso di soggetti non umani il vantaggio rispetto alla generazione precedente è più marcato anche in situazioni ordinarie dato che, in questo caso, l'efficacia del precedente sistema era leggermente inferiore (animali domestici) o nulla (ricordiamo che insetti e mezzi di trasporto non erano stati finora contemplati).
Dobbiamo però lamentare una generale "insensibilità" del sistema ai parametri di configurazione. Per verificare l'impressione avuta sul campo, abbiamo testato il sistema con alcuni filmati, in modo da ricreare condizioni ripetibili, col risultato visibile in queste pagine. Il livello di persistenza soggetto influenza poco o nulla la risposta a parità di altri parametri (vedi filmato libellule), così come la sensibilità di riconoscimento – a prescindere dal valore impostato, la macchina riconosce a colpo sicuro il soggetto più facile (rapace di lato, in primo piano) e "manca" il più difficile (rapace dall'alto, molto lontano). Probabilmente, i "pesi" di questi parametri devono ancora essere affinati.
L'autonomia si è ridotta rispetto al modello precedente (440 scatti contro 530 con mirino EVF) ma in misura che non abbiamo percepito come penalizzante nella nostra prova. Nelle nostre uscite infatti, con sessioni indicative di 90-120 minuti, la singola batteria è sempre stata più che sufficiente, e gli scatti, utilizzando lo scatto continuo, possono essere come sempre molti di più (abbiamo superato abbondantemente il migliaio senza "entrare in riserva"). Vale comunque la considerazione fatta nella pagina di analisi tecnica: qualora si pianifichi l'intera giornata in oasi WWF, è pressoché indispensabile dotarsi di seconda batteria.
Infine, un'ultima nota operativa riguardante lo stabilizzatore, che è arrivato a essere abbastanza performante e preciso da giocare un ruolo nella nitidezza dello scatto a mano libera anche con tempi di sicurezza. Lo mostriamo con l'immagine qui sotto, che riproduce il particolare ingrandito al 200% di due scatti a mano libera, ripresi entrambi a 1/250s, rispettivamente con (metà superiore) e senza (metà inferiore) stabilizzatore attivo.
Parlare di micromosso per lo scatto nella metà inferiore è in qualche modo improprio, dato che il soggetto è il target da 3000 LW/PH. Le linee diagonali, per essere chiari, non sono visibili a occhio nudo. Un "vero" micromosso le avrebbe rese illeggibili. Ciò non di meno, lo stabilizzatore riesce a eliminare quel minuscolo movimento residuo e a garantire maggior nitidezza. È per questo prevedibile che, nonostante le misure di risoluzione a tavolino (sempre effettuate con fotocamera su treppiede) siano identiche per Mark IV e Mark V, gli utenti sperimenteranno sul campo un pizzico di incisività in più con la Mark V.