Leica Q nasce per essere una fotocamera facile e intuitiva, e ci riesce perfettamente. Lo ha sempre fatto. Del resto, la capacità di creare strumenti fotografici essenziali ed estremamente efficaci è ciò che maggiormente contraddistingue Leica dai suoi concorrenti. Con questa terza versione, però, l’obiettivo è stato centrato con particolare precisione. Ma andiamo con ordine…
L'operatività di base è quella classica, nella sua forma più pura e senza contaminazioni: ghiera dei diaframmi sull'ottica, ghiera dei tempi sul corpo macchina e posizione Auto su entrambe, cosa che assicura le 4 combinazioni corrispondenti ai programmi PASM. Non servono display per capire in che stato si trova la macchina, o per leggere la coppia tempo-diaframma. In effetti, non è nemmeno necessario che la fotocamera sia accesa.
Chi lo desidera, può comunque scegliere da menu programmi completamente automatici, dal generico Auto a una decina di scene predefinite (Sport, Ritratto/notturno, Panorama, Neve/spiaggia, Fuochi artificiali, Lume di candela, Tramonto, Digiscopia – foto attraverso cannocchiale).
Stile: Standard
Stile: Vivace
Stile: Monocromatico
Stile: Alto Contrasto
Leica Look: Contemporary
Leica Look: Classic
Estendendo questo approccio anche alla messa a fuoco, Leica ha poi optato per una posizione Auto anche sulla ghiera di messa a fuoco dell’obiettivo. Così, con lo stesso principio, portare la ghiera in posizione AF mette la fotocamera in modalità autofocus, mentre qualunque altra posizione equivale alla regolazione manuale. Di nuovo: un semplice gesto, veloce e intuitivo, che non richiede di accedere ad alcun menù.
È questa, in estrema sintesi, l’essenza dell’esperienza Leica, fatta da un insieme di piccole cose che, sommate, producono un risultato funzionalmente molto prossimo alla perfezione.
L’unica ghiera non meccanica, a destra del pulsante di scatto, svolge funzioni diverse a seconda del programma di lavoro. In Program, cambia la coppia tempo-diaframma. In Priorità di diaframmi, effettua la compensazione esposimetrica fino a ±3EV. Infine, in Priorità di tempi o Manuale, cioè quando la ghiera dei tempi è impostata su un valore diverso da Auto, seleziona gli stop intermedi o i tempi oltre l’intervallo 1s-1/2000s, che la ghiera meccanica non permette di selezionare direttamente.
Concentrico alla ghiera, si trova il principale pulsante programmabile, la cui funzione è quasi obbligatoriamente da assegnare al controllo ISO. In ogni caso, qualunque dei 4 pulsanti programmabili funziona allo stesso modo: una pressione prolungata permette, inizialmente, di scegliere la funzione del pulsante da un elenco di 34 (una sorta di “programmazione rapida”); successivamente, una pressione semplice attiva la funzione.
Altrettanto pratico e funzionale il pulsante Menu che, premuto ripetutamente, richiama prima il menu rapido, quindi il menu completo da 7 pagine, la cui prima pagina è Preferiti (che assume così il ruolo di menu rapido di secondo livello), infine scorre le restanti 6 pagine del menu completo. Anche quando si tratta di accedere al menu, dunque, tutto è estremamente razionale ed intuitivo, e qualsiasi funzione, anche di uso saltuario, si raggiunge in pochissimi click.
Alla praticità d’uso della Q3 contribuisce il nuovo sistema di messa a fuoco, leggermente più rapido nella risposta e sensibilmente più avanzato. Beninteso: non si tratta di un sistema AF da sportiva all’avanguardia, come si può trovare su una Z9 o una R3. Il tracking è meno efficace rispetto ai sistemi AF di ultima generazione, e il riconoscimento di soggetti non è allo stato dell’arte.
Ad esempio, in caso di animali domestici, la Q3 riconosce il corpo ma non la testa, e soggetti diversi non sono contemplati. Con gli esseri umani, gli occhi vengono individuati solo entro il metro di distanza o poco più (quando, in effetti, ha senso dato il 28mm) e solo con pose frontali. Il confronto con Z9 o R3 è dunque impietoso, ma la Q3 offre quanto basta al suo scopo: discriminare a colpo sicuro le persone tra la folla (che possono essere passate in rassegna con il PAD). Il reportage non è mai stato così facile.
Eccellente ripetibilità nella messa a fuoco singola, a prescindere dalla risoluzione.
Chi predilige la messa a fuoco One-Shot troverà nella Q3 grande precisione e ripetibilità. Non manca, per i fan della messa a fuoco fissa sulla distanza iperfocale (cosa che, con un 28mm, ha certamente senso) la classica scala graduata sul corpo obiettivo per il calcolo visivo della distanza iperfocale. Lavorando a f/8, ad esempio, è possibile ottenere tutto ragionevolmente a fuoco da meno di 2m all’infinito.
Lo zoom digitale è rimasto funzionalmente invariato rispetto a Q2, fatto salvo che ora esiste uno step extra a 90mm. Troviamo ancora unicamente le cornici di ritaglio, vale a dire che, attivando lo zoom digitale, l'immagine non si ingrandisce. Semplicemente, compare una cornice che mostra l'inquadratura alla focale corrispondente. Si tratta di una scelta che si può amare o criticare con egual ragione.
Da un lato, è uno strumento perfettamente affine allo spirito della Q3. Passare con un click (noi abbiamo assegnato la funzione al pulsante Fn2) dal 28mm al 35mm o al 50mm senza cambiare ottica, è davvero immediato ed efficace – più che utilizzare uno zoom, per chi se lo stesse chiedendo.
Ritaglio corrispondente a 90mm
Fino a che il termine di paragone rimane Leica M, e l’ambito di utilizzo il reportage, il che equivale a dire che le focali di riferimento rimangono confinate tra 28 e 35mm, al massimo 50mm, nulla da eccepire, tutto funziona molto bene. Le cornici offrono un riferimento utile per il ritaglio in post-produzione, riferimento che è bene avere già sul campo; giova ricordare che, registrando in formato DNG, il ritaglio viene sì applicato, ma si ha comunque sempre a disposizione l’intera scena per eventuali ricomposizioni in post-produzione. La cornice di ritaglio è dunque un piacevole richiamo al mondo Leica M, che certamente farà piacere a chi utilizza anche le telemetro.
Per chi salva in JPEG e si aspetta uno zoom digitale tradizionale, il giudizio può viceversa essere sensibilmente più negativo, per due ragioni. La prima è che, a elevati valori di ingrandimento, si sacrifica molto della risoluzione originale. A 75mm, e scegliendo ovviamente il formato L-JPEG, rimangono ad esempio solo 8 Mpixel, a 90mm solo 6. Il che, dando un’idea di massima dell’area di sensore utilizzata sul totale, introduce il secondo problema: le cornici da 75mm e, a maggior ragione, 90mm, sono molto piccole e poco pratiche da utilizzare (come è sempre stato per il sistema M, del resto). In sintesi: bene che esistano le cornici, ma un’opzione per l’ingrandimento a schermo non avrebbe guastato.
Utile la correzione della prospettiva in-camera, che mostriamo all’opera nell’esempio qui sopra. Avendo tempo e modo di fare post-produzione si può ottenere un risultato migliore, ma per piccole correzioni è decisamente efficace e, offrendo a schermo una chiara anteprima dell’effetto tramite cornice trapezoidale, risulta molto pratica. Può rivelarsi preziosa in ottica di condivisione immediata dell’immagine.