Solo Sony poteva tecnicamente fare un mossa del genere: leader nel mercato dei sensori (ancora di più se si restringe i campo a quelli utilizzati nelle macchine fotografiche), il colosso giapponese è al lavoro da anni sui sensori di tipo global shutter e ora finalmente ne ha sviluppato uno di grande formato utilizzabile su una fotocamera mirrorless. È nata così la nuova mirrorless full frame sportiva Sony Alpha A9 III, che alla terza generazione ora può davvero fregiarsi dell'appellativo di ammiraglia
Sony A9 III: la nostra anteprima
Global Shutter: cos'è e perché cambia tutto
Per capire cosa si intende per con il concetto di Global Shutter, dobbiamo fare un passo indietro e capire come funzionano i sensori tradizionali, quelli che abbiamo utilizzato fino ad ora sulle fotocamere digitali. Semplificando - molto, quindi perdonate se la semplificazione è eccessiva - in un sensore tradizionale vengono lette sequenzialmente le varie righe di pixel, dall'alto verso il basso. In movimenti particolarmente veloci questa modalità di lettura dà vita al cosidetto effetto rolling shutter, che porta a una deformazione dell'immagine. Il bastone da golf di uno swing veloce viene ripreso non dritto, ma formando una grossa banana. Per avere un'idea dell'effetto, nelle nostre recensioni trovate sempre ultimamente una misura dell'effetto rolling shutter, tramite la ripresa di un ventilatore che ruota a velocità predefinite.
L'effetto rolling shutter con l'otturatore elettronico di Sony A6700
Nei sensori di tipo global shutter, invece, tutti i pixel vengono letti contemporaneamente, evitando così deformazioni dell'immagine anche in presenza di soggetti in rapido movimento. I sensori global shutter sono utilizzati già da tempo in ambito industriale, ma fino a oggi avevano dimostrato diversi difetti per l'utilizzo in ambito fotografico. I tecnici Sony hanno quindi fatto davvero un lavoro superlativo nel riuscire a tirare fuori dal cilindro un sensore global shutter in formato full frame e capace delle prestazioni in raffica che a breve vi racconteremo.
Siamo di fronte quindi a una macchina fotografica che (come già avvenuto nel caso dell'ammiraglia Nikon Z9 anche se dotata di sensore tradizionale CMOS Stacked) fa completamente a meno dell'otturatore meccanico, basandosi solo sull'otturatore elettronico, semplificando quindi anche la meccanica della fotocamera.
Per raggiungere il risultato gli ingegneri Sony hanno scelto un'architettura CMOS a strati e una memoria integrata per il sensore (Exmor RS), che permette alla fotocamera di scattare raffiche a piena risoluzione fino a 120 fps con tracking AF/AE attivo in ogni formato, compreso RAW+JPEG, senza blackout nel mirino. Merito di tali prestazioni va anche al doppio processore Bionz XR. Naturalmente il massimo delle prestazioni viene raggiunto con l'utilizzo delle schede di memoria CFexpress: la fotocamera offre un doppio slot ibrido SD/CFexpress A, che da un lato mette a disposizione la massima velocità di scrittura, mentre dall'altro preserva la possibilità di utilizzare il vecchio parco schede in tutte quelle situazioni in cui non serve la massima raffica.
L'utilizzo del sensore di tipo global shutter permette di gestire tempi di otturazione brevissimi, fino a 1/80.000s con la possibilità di sfruttare qualsiasi tempo anche in sincro flash. Inoltre questa caratteristica viene sfruttata per gestire al meglio anche la sincronizzazione con le luci LED di stadi e palazzetti, eliminando in modo efficace fenomeni di banding e parti del fotogramma scure.
La velocità del sensore è sfruttata anche in ambito video, dove è possibile registrare filmati 4K fino a 120p in formato 4:2:2 10 bit, con la novità di poter accedere al massimi frame rate e risoluzione senza dover effettuare un ritaglio dell'immagine. Inoltre troviamo la possibilità di registrare in S-Log3 e di sfruttare il profilo S-Cinetone.
Naturalmente, come d'uso in casa Sony fin dagli albori delle sue prime reflex, il sensore è montato su un sistema di stabilizzazione IBIS a 5 assi, che Sony dichiara avere fino a 8 stop di efficacia.
I tecnici Sony hanno lavorato anche sull'ergonomia, migliorando l'impugnatura e spostando più avanti il pulsante di scatto. Troviamo poi un mirino da 9,44 milioni di punti e uno schermo da 3,2 pollici con doppio sistema di snodo, che può essere utilizzato come schermo reclinabile o vari-angle a seconda delle preferenze.
Sony A9 III: tutto oro quello che luccica?
Nella nuova Sony A9 III c'è molto oro che luccica e il lavoro fatto dai tecnici che hanno sviluppato il sensore - lo ripetiamo - è veramente di rilievo. Al momento Sony A9 III scava un solco molto profondo con la concorrenza grazie all'utilizzo della tecnologia global shutter.
Siamo di fronte però alla prima generazione di sensori full frame global shutter, per cui probabilmente qualche nodo verrà al pettine. Il primo dubbio che vorremo andare a verificare in fase di recensione sarà quello relativo alla gamma dinamica e alla gestione del rumore. Due dati sono quelli che hanno fatto mettere una nota di allerta: da un lato durante la conferenza stampa i tecnici giapponesi si sono rifiutati di rispondere direttamente alla domanda sulla gamma dinamica. In secondo luogo la sensibilità vede un intervallo nativo di 250-25.600 ISO, alto in basso e 'basso' (se confrontato con le ultime proposte di mirrorless full frame) in alto.
Anche la sensibilità dell'autofocus, che scende fino a -5 EV, testimonia che nativamente il sensore sembri meno sensibile degli attuali sensori di tipo tradizionale. Si tratta di un valore che fino a poco tempo fa sarebbe stato sbandierato come una delle caratteristiche principali, ma ricordiamo che oggi una fotocamera come Nikon Z8 dichiara una sensibilità che scende fino a -9 EV.
Al di là dei ragionevoli dubbi, dobbiamo dire che i vantaggi che mette sul piatto la nuova Sony Alpha A9 III sono tali da - in alcuni ambiti - renderla probabilmente la migliore scelta attualmente disponibile sul mercato in ambito sportivo.
Il fatto che anche un fotografo inesperto in ambito sportivo come me riesca a portare a casa una raffica 60/120 fps di un'ostacolista dalla partenza all'arrivo, con tutte le immagini perfettamente a fuoco e senza nessuna immagine affetta da problemi di illuminazione a causa dello sfarfallio delle luci (solo una lieve sotto saturazione in alcuni scatti visibile però unicamente nel confronto con le foto precedenti e successive) rende evidente le potenzialità di questa fotocamera.
Tutto ciò scattando con un esemplare pre-produzione. Tra quelli in dotazione ai giornalisti abbiamo visto qualche problema di gioventù, con alcuni esemplari non perfetti nella messa a fuoco in tracking e qualcuno che invece ogni tanto perdeva qualche fotogramma della raffica, ma in generale il comportamento lascia intendere che gli esemplari definitivi saranno in grado di prestazioni di rilievo in tutti i settori.
Novità di rilievo, seguendo quando fatto dalla concorrenza è lo sbarco della funzione Pre Capture anche sulla top di gamma. Con la possibilità di fissare l'anticipo da 1 a 0,1 secondi, questa modalità di scatto permette di salvare i fotogrammi precedenti alla pressione del pulsante di scatto. Non è solo una funzione per 'fotografi ritardatari', ma come abbiamo potuto apprezzare da uno dei professionisti ambassador Sony presenti all'evento, è una funzione che è molto comoda e permette di 'risparmiare' scatti. Infatti invece che avviare raffiche, che magari vanno poi a vuoto, il fotografo preme l'otturatore solo al momento in cui avviene una certa azione, con la certezza di non aver perso l'attimo giusto. Ad esempio nel kickboxing è molto utile per non scattare a vuoto a ogni finta e avere poi su scheda solo foto degli effettivi colpi (o dei momenti salienti).
Come abbiamo potuto apprezzare toccando con mano le impostazioni delle fotocamere di alcuni ambassador Sony presenti all'evento, l'ampia dotazione di pulsanti personalizzabili rende la macchina molto flessibile e adattabile a diverse esigenze. Il nuovo schermo con doppio sistema di snodo è anch'esso molto comodo e unisce le potenzialità dei display inclinabili in asse con il sensore, con la libertà di rotazione dei monitor vari-angle, con in più la possibilità di richiudere lo schermo su se stesso per proteggerlo durante il trasporto.
I tecnici Sony hanno lavorato anche per rendere più flessibili le modalità autofocus, che - aldilà del riconoscimento automatico di persone, animali, uccelli, auto, moto, aerei e treni - permettono di impostare in modo molto granulare le zone o i punti di messa a fuoco e di avviare in tracking esattamente sul soggetto voluto.
Come sempre accade per fotocamere di questo rango, un primo contatto di un paio d'ore non è sufficiente per analizzare tutte le caratteristiche e naturalmente contiamo di poter andare maggiormente in profondità prossimamente in una recensione completa.
Sicuramente l'impressione è che Sony abbia alzato di netto l'asticella in ambito sportivo e che in qualche modo i concorrenti (soprattutto Canon a questo punto) debbano giocare presto la propria carta per fare in modo di essere al collo dei fotografi che saranno presenti alle prossime Olimpiadi di Parigi 2024.