Già la Lumix G9 ci aveva ben impressionato. Pur con qualche ingenuità, infatti (soprattutto, una posizione del joystick non ottimale), ci era parsa a suo tempo la fotocamera ergonomicamente migliore della gamma Lumix G. L’adozione del corpo della S5 ha ulteriormente migliorato le cose, anche se va detto che, partendo da una buona base, i vantaggi ergonomici non sono enormi rispetto alla generazione precedente.
È stato però corretto il difetto principale, e questo sul campo fa una certa differenza. Inoltre, la presenza del pulsante AF-On (anche se un po’ piccolo) rende la G9 Mark II più votata alla fotografia d’azione.
1/1000s - f/8 - 100 ISO @ 200mm (400mm eq)
1/1000s - f/7.1 - 800 ISO @ 185mm (370mm eq)
In generale, in questo corpo macchina è apprezzabile l’abbondanza di controlli diretti e la razionalità dei comandi, che aiuta a destreggiarsi tra le numerose funzioni disponibili.
Il sistema AF ha fatto un evidente salto di qualità rispetto alla G9 originale. Allora avevamo riscontrato una buona efficacia nell’inseguimento dei soggetti solo in condizioni favorevoli (scene non molto dinamiche e/o confuse), e una tendenza a perdere, anche se solo sporadicamente, il soggetto principale, cosa che dava origine a sequenze con alcuni fotogrammi intermedi fuori fuoco (in ossequio alle leggi di Murphy, regolarmente quelli in cui l’azione raggiungeva il suo culmine…).
Sopra: immagine intera. Sotto: Particolare al 200%
Con la G9 Mark II, viceversa, l’aggancio del soggetto è sicuro anche in situazioni confuse come gli sport di squadra, e il tracking molto efficace. A titolo personale, abbiamo lavorato bene con la Zona AF di dimensioni variabili e il rilevamento soggetto attivo, circoscrivendo con la posizione della zona l’area di interesse e lasciando poi al sistema AF l’individuazione del soggetto – che, nel caso di soggetti umani, arrivava regolarmente al riconoscimento dell’occhio.
L'ampia scelta di zone AF, che va dal punto singolo di dimensione personalizzabile alla selezione automatica e al tracking AF, unita all’efficacia dei comandi, completa il buon quadro generale. Comodo, in particolare, che il pulsante dedicato alla scelta dei punti AF (concentrico alla ghiera di modalità AF) richiami una schermata dedicata in cui è possibile attivare/disattivare anche il rilevamento soggetti. Ottima idea.
Non è, comunque, un sistema AF perfetto. La ripetibilità è generalmente buona, ma non allo stato dell’arte.
100mm
200mm
400mm
Qui sopra, mostriamo ad esempio tre serie di test effettuate con lo zoom Leica, a 100, 200 e 400mm, in cui si vede un risultato eccellente a 100mm, perfetto (cioè costantemente sopra quota 97%) a 400mm, meno buono a 200mm. In effetti, questi risultati saltuariamente “meno buoni” sono comparsi anche nelle prove sul campo, notati indipendentemente da due diversi redattori, e sembrano essere sostanzialmente casuali.
Qui sopra, mostriamo invece il risultato di una prova in condizioni variabili condotta con il 25mm, in qui sono state effettuate 15 letture in modalità AFS a punto singolo, 15 in modalità Zona, e 15 in modalità Zona con AFC, tutte con cambio di distanza di MAF tra uno scatto e il successivo. In questo caso, il punteggio è costantemente al di sotto della zona di eccellenza, con il punto singolo che sembra essere più altalenante, le Zone più costanti; la ripetibilità ovviamente migliora in caso di focheggiatura a distanza costante (test non mostrato).
Anche in questo caso, però, appare difficile estrapolare regole generali in un comportamento in cui la casualità sembra giocare il ruolo maggiore. Semplicemente, bisogna a nostro avviso accettare il fatto che, di tanto in tanto, uno scatto abbia una messa a fuoco non perfetta (ma generalmente utilizzabile). L’uso o meno dello stabilizzatore sembra essere ininfluente.
Sopra: immagine intera. Sotto: Particolare al 200%
1/400s - f/4 - 6400 ISO
L’enorme cadenza di scatto ha ormai reso superflua la peculiare funzione Panasonic 4K / 6K Photo, che per anni ha costituito una risorsa preziosa per i non professionisti. Le raffiche ad altissima velocità, completate dalla funzione pre-burst, consentono di catturare il culmine dell’azione con la stessa sicurezza e facilità, senza alcuna limitazione in termini di risoluzione o formato, e in modo ancora più pratico (i fotogrammi devono più essere estratti da un filmato, come accadeva con alcune modalità 4K / 6K Photo).
L’unico rischio, ormai, è quello di trovarsi sommersi da una montagna di immagini, il che, soprattutto utilizzando la raffica da 60 fps, è una possibilità più che concreta. Suggeriamo di impostare la pre-registrazione al minimo (0,5s) e di togliere il dito dal pulsante molto in fretta…
Sopra: immagine intera. Sotto: Particolare al 200%
1/400s - f/4 - 8000 ISO
La raffica da 20 fps è più utile nella maggioranza delle situazioni di scatto, ma il bello, nell’utilizzo sul campo, è che non serve scegliere a priori. Una volta posta la ghiera di sinistra in una delle due posizioni di scatto continuo, basta infatti premere il pulsante Q per raggiungere, in 1 click, l’impostazione di scatto a raffica e scorrere, con la ghiera posteriore, le varie opzioni disponibili (incluse le due varianti con/senza pre-burst). Anche sul campo e in piena azione, dunque, è possibile adeguarsi istantaneamente alla situazione e ridurre al minimo lo spreco di fotogrammi.
Se a questo aggiungiamo il fattore di moltiplicazione 2x del formato MQT e la conseguente compattezza (ed economia) delle ottiche a parità di focale equivalente, ne esce un quadro molto chiaro: la G9 Mark II è, probabilmente, la miglior soluzione per fotografia sportiva e naturalistica amatoriale.
Con la raffica da 20 fps e la funzione pre-burst, cogliere il momento culminante dell'azione è molto probabile.
Non vogliamo con questo affermare che si tratti della miglior fotocamera in assoluto in questo ambito. La G9 Mark II non è (ovviamente) sullo stesso piano delle varie Z9, R3 e A1: non è funzionalmente confrontabile, il sistema AF è valido ma non equivalente, il mirino non assicura una visione in tempo reale come accade con i modelli basati su sensore stacked, e il formato MQT ha il suo noto rovescio della medaglia in termini di rapporto segnale/rumore (penalizzante soprattutto nello sport indoor).
Però, con un corpo macchina da circa 2000 Euro (non 6000), e utilizzando un equivalente 200-800mm più compatto di un 70-200mm per 35mm (e dal prezzo di listino inferiore ai 1600 Euro), ci siamo divertiti e abbiamo ottenuto immagini dinamiche riuscendo a “cogliere l’attimo” con una facilità impensabile.
Per inciso, l’H-RS100400 (equivalente a 200-800mm nel formato 35mm), con un’apertura massima f/4-6.3, misura circa 170mm in lunghezza e pesa meno di un chilo. Il 200-800mm RF Canon, f/6.3-9, misura circa 315mm in lunghezza e pesa due chili, nonostante l’apertura massima inferiore. Il suo prezzo di listino? Oltre 2500 Euro… È una semplificazione drastica, ma dire che dimezzando la diagonale si dimezzano ingombri, peso e costi, rende grossolanamente l’idea della situazione.
L’autonomia è generalmente sufficiente a coprire durata di un evento sportivo (90-120 minuti di uso continuo), anche utilizzando costantemente la pre-raffica (che, registrando continuamente fotogrammi nel buffer, è la modalità fotografica più onerosa dal punto di vista energetico). Consigliabile, in ogni caso, dotarsi di una batteria di riserva.