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Pagina 1 - Nella valigia del viaggiatore
Sì viaggiare, canterebbe Lucio Battisti con quella voce che ha fatto la storia della musica italiana dagli anni sessanta in poi; chissà cosa si porterebbe in valigia quel gran genio del suo amico. Negli anni la lista delle cose indispensabili per un viaggio si è modificata in modo radicale, comprendendo sempre di più apparecchi elettronici, a scapito di elementi di prima sopravvivenza, migliorando con il passare del tempo anche le condizioni igenico-sanitarie per i turisti nei paesi in via di sviluppo. Archiviate le vacanze di Natale e con le settimane bianche già prenotate, è tempo di cominciare a pensare all'estate e alle mete dei nostri futuri viaggi. Proprio adesso abbiamo deciso di proporvi un breve reportage del nostro viaggio in Senegal dell'estate scorsa, con un occhio di attenzione ai gadget tecnologici contenuti nella nostra valigia. L'intento, oltre a "scaldare" i pensieri invernali, è quello di dare qualche spunto, considerando anche l'utilità di apparecchi magari non nuovissimi, ma certamente all'altezza del compito e soprattutto accessibili ora a prezzi contenuti. In particolare per le due settimane in tour per la nostra destinazione africana la valigia si è riempita di una fotocamera reflex Olympus E-620, di una videocamera tascabile Kodak Zx1, di un ricevitore GPS e navigatore outdoor Garmin Oregon 400t. La scelta è caduta su questi oggetti per diverse ragioni. La reflex Olympus è una delle fotocamere a specchio più leggere e piccole della categoria nella fascia delle entry-level evolute, tra le primo prezzo la E-450 della stessa marca, la Pentax XM e le piccole Canon e Nikon offrono ingombri minori, ma anche un range di funzioni meno ampio; l'abbiamo accompagnata con il leggero o poco ingombrante zoom standard ZUIKO Digital 14-42mm f/3.5-5.6 (28-84mm equivalenti), ma ci siamo anche lasciati tentare dall'ottica di fascia superiore ZUIKO Digital ED 8mm f/4, un fisheye diagonale con copertura di 180° sulla diagonale e focale equivalente in formato Leica a 16mm. La piccola videocamera Kodak è stata scelta per le sue caratteristiche di resitenza agli agenti atmosferici, a spruzzi d'acqua e polvere; inoltre è molto discreta, con il suo design molto simile a quello di un cellulare ed è semplicissima da utilizzare, con un ridottissimo numero di pulsanti. Ragioni simili per il Garmin Oregon 400t, protetto da urti e schizzi d'acqua grazie a un robusto corpo in materiali plastici e adatto a un lungo periodo di tracking GPS grazie al supporto per le schede di memoria microSD e per le batterie stilo. Pagina 2 - Il Senegal
Fatti i bagagli si parte e dopo uno scalo a Madrid e uno a Gran Canaria per contenere al massimo i prezzi del biglietto, siamo giunti all'aeroporto della capitale del Senegal, Dakar. Il Senegal, in particolare la sua capitale Dakar, sono presenti nell'immaginario collettivo per le gli scorci e le immagini dell'arrivo della Parigi-Dakar, mitico rally nel deserto, che ora però ha cambiato continente. Affacciato sull'oceano Atlantico, appena sotto la Mauritania, vede in un ipotetico percorso da nord a sud il passaggio graduale dai toni tipici del deserto, a quelli del Sahel, fino ad arrivare alla foresta tropicale.
Indipendente dal 1960 è rimasto nell'area di influenza francese, tanto che quest'ultimo ne è rimasto la lingua ufficiale. Nel nord del paese la città principale è Saint-Louis, prima capitale del Senegal e dell'Africa Occidentale Francese: si tratta di una città molto particolare, divenuta Patrimonio dell'Umanità UNESCO, situata nella parte storica su un'isola in mezzo al fiume Senegal e caratterizzata da una particolare morfologia. Dalla terraferma di passa all'isola e da questa di nuovo alla terraferma, che però è rappresentata da un piccola striscia di terra che divide il mare dal fiume Senegal, che ad esso corre parallelo per chilometri. La città principale è Dakar, divenuta capitale nel 1904, una città completamente protesa nell'oceano su una penisola, e circondata da piccole isole, tra cui Île de Gorée, anch'essa Patrimonio dell'Umanità UNESCO ed eletta a simbolo della deportazione degli schiavi; in particolare la Maison des Esclaves è divenuta museo e monumento a ricordo dell'ignobile commercio di esseri umani che per quattro secoli ha flagellato il continente africano. Attualmente il Senegal è un paese moderno e democratico (una repubblica presidenziale), che nella sua breve storia da stato indipendente ammira il carisma del primo presidente Léopold Sédar Senghor, artista e uomo politico, capace di instradare il paese sulla via della stabilità. È un paese laico a maggioranza musulmana, più del 90% degli abitanti secondo le stime, divisa in principalmente tre confraternite, tra cui quella dei Muridi raccoglie quasi un terzo della popolazione. Il turismo fai da te è un'esperianza possibile in Senegal, ma bisogna sapersi adattare alla cultura locale, ben lontana dall'efficientismo europeo. Una delle espressioni che vi sentirete maggiormente rivolgere è Insha'Allah, che letteralmente ha un significato molto simile al nostro "Se Dio vuole", ma che è espressione di una filosofia di vita lontana dallo stress di avere ogni cosa programmata in modo preciso ed efficiente al 100%, che invece ci caratterizza. Questo ha ricadute anche nella vita quotidiana: se vi capita di prendere un mezzo pubblico non aspettatevi di trovare una tabella con gli orari, ma salite su quello che va nella direzione giusta e attendete che sia completamente pieno, prima non parte. I mezzi pubblici utilizzati dai senegalesi (quelli che abbiamo scelto per il nostro tour) sono diversi vanno dai taxi collettivi a setti poste per le lunghe distanze, i Sept-Place, ricavati da vecchie station wagon come la Peugeot 505, oppure i Ndiaga Ndiaye, piccoli pulmini omologati per un numero variabile di passeggeri, da 18 a 35, attivi anch'essi per le tratte extraurbane. In città oltre agli immancabili taxi, potete salite sui Car Rapide, veri e propri pezzi di antiquariato dagli sgargianti colori e le fumose emissioni, attivi su gran parte percorsi urbani. Non mancano poi autobus sia urbani sia extraurbani. Una nota: quelli extraurbani sono dotati di quattro posti per fila, ma uno strapuntino mobile unisce le due file per posizionare altri 1-2 passeggeri per fila.
Sebbene la lingua ufficiale sia il francese viaggiando su un itinerario da Dakar e Saint-Louis e viceversa, quello che abbiamo seguito noi, vi capiterà più spesso si sentire parlare Wolof, lingua dell'omonimo gruppo etnico, che rappresenta il più di un terzo della popolazione senegalese. Soprattutto se vi inoltrate al di fuori degli itinerar turistici avere una piccola infarinatura della lingua vi permetterà non solo di entrare nei lunghi rituali di saluto tipici del luogo, ma anche di capire qualcosa in più sulla cultura locale. Tornando al nostro itinerario, dopo alcuni giorni a Dakar e dintorni, con visita all'isola di Ngor e al lago rosa, reso celebre per essere teatro dell'arrivo della Parigi-Dakar, ci siamo spostati a nord per visitare un piccolo villaggio Beud Dieng, la cui popolazione maschile è in buona parte emigrata in Europa, con una buona percentuale in Italia. Da lì il viaggio è proseguito per Saint-Louis, la tappa più a nord, per poi ridiscendere a Lompoul, piccolo villaggio di pescatori, affacciato sull'oceano. L'ultima tappa è stato il ritorno a Dakar, con la visita al cuore della città e a Île de Gorée. Pagina 3 - Olympus E-620
Vista la bellezza dei paesaggi, la ricchezza di angoli e persone da fotografare, l'ampiezza dell'orizzonte africano, l'accoppiata della leggera reflex Olympus con il poderoso grandangolo di fabbricazione ZUIKO è quella che ha avuto, in tutti i sensi, il maggior peso in questa recensione itinerante. Il corpo macchina è l'evoluzione del progetto E-500, che nel tempo ha visto diversificarsi le strade nelle due serie parallele E-510/E-520 ed E-600/E-620, con a discapito della serie cronologia la E-600 ultima ad essere stata presentata, appena qualche settimana fa.
Inserita nel difficile segmento delle reflex entry-level evolute, questa macchina fotografica ha puntato molto sulle elaborazioni creative direttamente in macchina delle foto, con tutta una serie di Art Filter, nati con la Olympus E-30, integrati nella E-620 ed ereditati, in parte o del tutto, anche dalle nuove Olympus PEN e E-600. Caratterizzata da un corpo in vetro resina rinforzato di dimensioni contenute, ma non così tanto come la serie E-400, Olympus E-620 offre il corredo necessario per una fotografia amatoriale anche avanzata. Abbiamo raccolto i principali dati tecnici della fotocamera in una tabella:
Il retro della fotocamera è in linea con quanto visto sui modelli precendenti, ma offre un display orientabile da 2,7 pollici dello stesso tipo di quello utilizzato sulle serie più perfomanti. Il dial a 5 tasti offre la possibilità di navigare all'interno di menu e foto, oltre che l'accesso diretto ad alcuni dei parametri di scatto più utilizzati, come il tipo di lettura esposimetrica, il bilanciamento del bianco, la modalità autofocus e la sensibilità ISO.
Il dial è attorniato da una serie di comandi, tra cui troviamo il tasto per eliminare i file, la scorciatoia per la regolazione dello stabilizzatore d'immagine, il tasto di attivazione della visualizzazione Live view e quello per l'accesso alla riproduzione delle foto; poco più sotto è integrato il conneetore USB e video OUT, putroppo non standard. Più in alto, a portata di pollice, troviamo il pulsante di blocco dell'esposizione, quello per la scelta del punto di messa a fuoco e il tasto Fn, personalizzabile, impostato di default sulla regolazione del bilanciamento del bianco One Touch. Dal lato opposto sono presenti i tasti per l'accesso al menu e per la visualizzazione delle informazioni aggiuntive a display, tra cui anche l'istogramma in presa diretta.
Guardando la fotocamera dall'alto troviamo sulla spalla destra la ghiera di regolazione e quella dei modi, il pulsante di scatto e il bottone per la regolazione della compensazione all'esposizione. Questi elementi sono tutti molto vicini, a causa della limitata estensione dell'impugnatura. La calotta sopra il mirino a pentaspecchio integra il flash a scomparsa (NG 12) e la slitta per i flash esterni, mentre sulla spalla sinistra sono visibili i tasti di rapido accesso alla modalità di scatto e quello che alza e regola il flash integrato.
La visione frontale vede a destra del bocchettone il tasto di rilascio delle ottiche e a sinistra l'illuminatore che assiste l'autofocus e, sull'impugnatura il sensore a infrarossi per i comandi da telecomando. Sul lato dell'impugnatura troviamo lo slot doppio per le schede di memoria: Compact Flash o Microdrive e xD Picture card. Il lato inferiore ospita, centrato con il sensore, la filettatura per l'aggancio di piastre per cavalletti e lo sportello, con apertura con comando a slitta e molla, che dà accesso al vano batteria: l'accumulatore BLS-1 è mantenuto in sede a sportello aperto da un ulteriore meccanismo in plastica. Pagina 4 - ZUIKO DIGITAL 14-45 mm 1:3.5-5.6 e ED 8mm 1:3.5 Fisheye
Accanto allo zoom standard di prima generazione ZUIKO DIGITAL 14-45 mm 1:3.5-5.6 il protagonista di questa recensione itinerante della Olympus E--620 è l'obiettivo ZUIKO DIGITAL ED 8mm 1:3.5 Fisheye, di focale equivalente pari a 16mm su formato 35mm. Anche in questo caso una tabella ne raccoglie le principali caratteristiche, mentre per l'elenco completo delle funzionalità è possibile visitare la pagina dedicata sul sito italiano Olympus:
Una delle prime cose che salta all'occhio di questo obiettivo, a parte la copertura di 180° sulla diagonale, è il peso: nell'accoppiata con il corpo della E-620 è lo ZUIKO a far salire maggiormente l'ago, nella fattispecie di 10 grammi. Se la E-620 si fa notare anche per leggerezza, la coppia ha un peso più da prosumer che da entry-level.
Questo obiettivo a focale fissa include una lente a bassisima dispersione e un diaframma a 7 lamelle. L'apertura massima di f/3.5 è un ottimo valore se confrontato con quanto offerto da questo tipo di ottiche; in questo caso la scelta di Olympus e degli appartenenti al consorzio Quattro Terzi di creare da zero un sistema reflex per il digitale, puntando su obiettivi telecentrici, ha permesso di arrivare alla creazione di un ottimo vetro, luminoso e abbastanza compatto.
Si tratta di un obiettivo della serie Pro e quindi con caratteristiche di rilievo: guarnizioni contro acqua e polvere, lente ED, indicazione della distanza di fuoco sul barilotto, distanza minima di messa a fuoco pari a 13,5 cm. Dotato di paraluce integrato si caratterizza per una elevata sporgenza della lente frontale, che richiede un po' di cura nell'uso. Pagina 5 - Kodak Zx1
Kodak Zx1 fa parte di quella famiglia di fotocamere tascabili create con il nuovo corso Kodak, che ha deciso di concentrarsi sulla fascia giovanile e sul mondo della condivisione creato dai social network. Di questa nuova strategia abbiamo parlato qualche tempo fa con Jeffrey Hayzlett, Vice Presidente di Kodak Eastman Company, in occasione della sorellona della Zx1, la Zi8; qui sotto trovate il video dell'intervista: VIDEO: Intervista a Jeffrey Hayzlett: CMO di Kodak (per vedere il video, guardare la versione completa dell'articolo) La piccola videocamera Kodak ha alcune caratteristiche interessanti e comuni agli altri prodotti della famiglia, abbiamo riassunto quelle di maggiore rilievo nella tabella qui sotto:
Zx1 è la più sportiva tra le videocamera tascabili nella gamma Kodak, presentandosi con guarnizioni che la rendono resistente ad acqua e polvere, con certificazione IP43; in particolare la sigla ne certifica la protezione contro la pioggia. Di dimensioni pari a quelle di un cellulare è molto simile nel design a questo tipo di apparecchi, caratteristica che può tornare molto utile per girare filmati "rubati" senza farsi notare; inoltre la Kodak Zx1 trova facilmente spazio in tasca. Anche in questo caso abbiamo raccolto le principali caratteristiche tecniche in una tabella:
La parte frontale è occupata dal display da 2" e dai tasti funzione, funzionali dal punto di vista della protezione contro l'acqua, ma meno da quello della chiarezza e dell'usabilità. Il lato sinistro vede la presenza del pulsante di accensione e di un lungo sportello gommato che copre i connettori HDMI, A/V out USB (non standard) e DC IN.
Soluzione simile sul lato opposto per la protezione dello slot SDHC. Non mancano poi un occhiello per il laccetto e il foro filettato per il cavalletto, in asse con il sensore. La parte posteriore vede la presenza del modulo sensore e ottica, del microfono e di uno sportello con guarnizioni, che dà accesso al vano batterie, che può ospitare due stilo AA. Pagina 6 - Garmin Oregon 400t
Garmin è uno di quei nomi da sempre legati al mondo della navigazione satellitare GPS e i suoi prodotti dedicati all'outdoor hanno ormai una storia di molti anni. Una delle ultime evoluzioni per la fascia amatoriale è la serie Oregon, di cui noi abbiamo provato il modello 400t, caratterizzato da un corpo rugged contro schizzi, polvere e cadute. Anche in questo caso affidiamo a una tabella il riassunto dei dati tecnici tratti dal sito italiano Garmin :
Rispetto ai prodotti dedicati alla corsa o alla bicicletta il Garmin Oregon 400t ha un aspetto molto meno "tascabile", ma il corpo rinforzato in materiale plastico rende subito evidente uno dei punti di forza di questo GPS da outdoor: è impermeabile a norma IEC-529 ed IPX7, ossia può sopportare senza problemi l'immersione fino a 1 metro di profondità in acqua fino a trenta minuti. Polvere, schizzi d'acqua, pioggia, cadute, non sono cose che spaventano questo GPS, dotato di moschettone sganciabile sul posteriore per l'aggancio all'esterno dello zaino.
L'interfaccia utente è quella classica dei prodotti outdoor&sport di Garmin ed è personalizzabile nel numero e nel tipo dei campi visualizzati. Nell'interfaccia il touchscreen risulta molto comodo, decisamente di più delle versioni che non lo impiegano e lasciano l'uso di un numero limitati di tasti per la gestione delle funzioni; in ogni caso avremmo preferito una soluzione ibrida, che vedesse il touchscreen affiancato dai tasti, per tutte quelle situazioni in cui magari si impugna il GPS con una mano sola o si hanno le mani particolarmente sporche. L'unico tasto fisico è quello di accensione e spegnimento, che con la pressione breve gestisce anche il blocco e lo sblocco dello schermo, oltre fornire una scorciatoia per la gestione della luminosità.
Il display a colori è chiaro e ben definito, sufficientemente reattivo nell'interfaccia touchscreen; solo in pieno sole la necessità di coprire il display con una pellicola resitente a acqua e urti rende la visibilità ridotta e a volte insufficiente, ma con la semplice schermatura di una mano lo schermo torna ad essere leggibile. Il lato sotto il display ospita il connettore miniUSB per la ricarica e la connessione al PC, opportunamente protetto da uno sportello in gomma contro polvere e acqua.
Il posteriore ospita la slitta in metallo per l'aggancio del moschettone, che integra la linguetta per l'apertura della cover e l'accesso al vano batteria. Quest'ultimo può ospitare 2 batterie stilo AA, alcaline, al litio o ricaricabile. Rimossi gli accumulatori è possibile accedere allo slot microSD, utile per espandere la memoria del dispositivo, soprattutto in caso di cartografia molto dettagliata.
Pagina 7 - Il viaggio - L'itinerario
In un uso amatoriale, come quello che ha caratterizzato il nostro viaggio in terra senegalese, sono principalmente quattro le funzionalità che tornano più utili del Garmin Oregon 400t: la visualizzazione della mappa e luogo dove ci si trova, la possibilità di tracciare i propri spostamente per ricostruire il viaggio a posteriori e la possibilità di impostare a casa sul PC itinerari da seguire con lo strumento dei waypoint e la freccia direzionale. La quarta funzione è in qualche modo legata a quest'ultima ed è la possibilità di memorizzare un punto sulla carta e poi essere guidati dal navigatore sulla direzione giusta per ritornarvi: in un paese dove la segnaletica scarseggia e dove chiedere informazioni non è sempre agevole è una funzione che può tornare molto utile. Come già accennato gli itinerari vengono seguiti non con la navigazione passo-passo a svolte tipica dei navigatori satellitari da auto, ma come avviene nei GPS da outdoor tramite una freccia che indica la direzione per raggiungere le coordinate geografiche del waypoint impostato. Molto comoda come modalità in campo aperto questa modalità può risultare un po' complicata in zone di città ricche di vicoli, ma è comunque molto affidabile, soprattutto se assistita da una mappa sufficientemente dettagliata, pur funzionando egregiamente anche sulla semplice basemap ed essendo quindi utilizzabile ovunque, anche laddove le mappe non siamo precise, mentre le coordinate geografiche lo sono per definizione.
La funzione di tracking GPS (la registrazione a punti dell'itinerario svolto) è quella per cui abbiamo scelto questo dispositivo per il nostro viaggio. Inoltre la presenza del moschettone permette l'aggancio del dispositivo allo zaino o al marsupio, ottimizzando così l'esposizione del terminale, che chiuso in una tasca potrebbe invece avere problemi di ricezione. Il corpo rinforzato e impermeabil inoltre libera dall'ansia della polvere, degli schizzi d'acqua e degli urti, che in un viaggio su mezzi pubblici in un paese in via di sviluppo sono eventi non certo rari. L'integrazione dello slot microSD permette di espandere la memoria a piacimento, senza doversi preoccupare di avere sempre il perfetto equilibrio tra precisione (il numero e la frequenza dei punti registrati) e lo spazio a disposizione. In ogni caso l'intervallo di memorizzazione nel registro delle tracce può essere impostato a piacere a intervalli fissi di distanza e tempo, con la possibilità anche di attivare la modalità auto, che in base alla velocità dello spostamento sceglie automaticamente l'intervallo migliore adattandosi ad esempio agli spostamenti su automezzi o a piedi.
Tramite i software Garmin, che purtroppo non abbiamo trovato nella confezione, è possibile scaricare i dati registrati sulla memoria interna o sulla scheda microSD. I dati sono memorizzati in un formato proprietario Garmin, ma online sono disponibili diversi tool di conversione. Utilizzando uno di essi (GPSbabel) abbiamo convertito le tracce in formato .kml, compatibile, ad esempio, con Google Earth e che permette quindi di rivedere l'itinerario seguito in modo semplice sulle mappe di Google, le immagini di questa pagina ne sono un esempio.
L'autonomia dichiarata di 16 ore non si discosta da quella reale e con due coppie di batterie Ni-MH da 2700 mAh abbiamo tranquillamente gestisto il viaggio, senza dover ricorrere troppo spesso alla ricarica. Utilizzato per tutto il giorno per il tracking degli spostamenti e per la visualizzazione della propria posizione e dei dati di viaggio, arriva tranquillamente a sera con energia sufficiente alla revisione della giornata. Pagina 8 - Il viaggio - Video e scatti rubati
Il particolare form-factor della Kodak Zx1 presenta pregi e svantaggi, ma nelle condizioni del nostro viaggio è risultato molto utile: se da un lato non è molto comodo per le lunghe riprese e per la stabilità delle stesse, dall'altro permette di scambiare facilmente la videocamera con un telefonino in caso di "riprese e scatti rubati" ed è molto veloce nell'avvio della registrazione, con il pulsante di inizio in bella evidenza al centro dei tasti funzione.
Anche in questo caso il corpo solido e protetto da polvere e schizzi d'acqua offre una sicurezza in più in caso di utilizzo in ambienti ostili, sotto la pioggia, oppure in caso di eventi sfrotunati, quali ad esempio un contenitore che perde liquido all'interno dello zaino. L'interfaccia è molto semplice e prevede l'uso dei tasti sinistra/destra per variare il formato di registrazione, da 720p a scalare fino alle fotografie a 3 megapixel.
Video e foto ottenibili con la Kodak Zx1 hanno una qualità soddisfacente, se considerato il segmento a cui appartiene il piccolo dispositivo: come ci è già capitato di dire in occasione della recensione della Zi8, i prodotti Kodak offrono una qualità migliore di molti dei dispositivi simili presenti del mercato, molti dei quali in passato ci avevano deluso sotto questo punto di vista. La qualità delle foto supera quella dei cellulari, sia per resa dei colori, sia per dettaglio e gamma dinamica, ed è comparabile a quella delle compatte 3 megapixel di qualche anno fa. Video ripreso a 720p dall'interno di un sept-places In ambito video la resa dei colori e il dettaglio sono buoni, anche se la mancanza dello stabilizzatore rende molto spesso, anche a causa dell'impugnatura "da cellulare", le immagini poco adatte a chi soffre il mal d'auto. Nei rapidi passaggi ad alto contrasto l'esposizione si adegua in modo sufficientemente rapido ai cambiamenti di illuminazione, mentre nelle carrellate rapide o nei cambi di inquadratura bruschi le immagini risultano deformate, con un effetto quasi "liquido". Qui sotto invece vi proponiamo un filmato girato in risoluzione VGA (640x480 pixel): Pagina 9 - Il viaggio - L'orizzonte africano a 8mm
Spesso quando ci viene chiesto un consiglio in merito all'upgrade dell'attrezzatura fotografica preferiamo indirizzare la scelta verso l'aggiornamento del parco obiettivi, piuttosto che rincorerre l'ultimo ritrovato tecnologico in termini di risoluzione e contenimento del rumore. Un corpo macchina di fascia media accoppiato a un obiettivo di fascia superiore sa regalare ottime soddisfazioni: spesso invece non è vero il contrario.
Il nostro viaggio in compagnia della Olympus E-620 conferma questa tesi: se da un lato l'uso con il vetro standard solitamente fornito in kit la pone in quella fascia del "senza infamia e senza lode", l'agganciodell'8mm Zuiko, la cui spesa di acquisto è comunque non eccessiva e stimabile in circa 800 euro, trasforma radicalmente le cose, soprattutto in un luogo dagli ampi orizzonti come l'Africa. L'obiettivo è corto e tozzo, rende la fotocamera di più facile impugnatura, ma richiede molta attenzione nel posizionamento delle dita: spingere anche il più piccolo pezzo di falange oltre il limite del paraluce integrato significa entrare a far parte della foto, con dei poco romantici e molto inestetici particolari "rosa" ai lati dell'inquadratura.
L'obiettivo richiede parecchia attenzione in fase compositiva alle linee che caratterizzano l'inquadratura: la distorsione a barilotto, evidentissima, ma non potrebbe essere altrimenti in un obiettivo dalla focale tanto corta, è capace di curvare qualsiasi linea e di restituire orizzonti e linee verticali molto deformate se posizionati al di fuori delle mediane. Si tratta di un'ottica spinta di fascia media, per cui sono da mettere in conto una serie di compromessi.
È abbastanza logico trovare difetti ai bordi dell'inquadratura: in realtà ci ha stupiti in modo positivo la nitidezza, che si mantiene alta lungo le mediane e in buona misura sulle diagonali in prossimità degli angoli, mentre ben prima appare in modo evidente il purple fringing, da addebitare però all'accoppiata obiettivo+macchina: si può dire che la costruzione telecentrica che caratterizza i vetri del consorzio Quattro Terzi, studiata appositamente per il digitale, su una focale così corta raggiunge comunque i suoi limiti.
L'accoppiata E620-8mm restituisce delle immagini molto contrastate e con blue e verdi molto brillanti e saturi, anche senza andare ad agire sui preset di scatto. Per i panorami è un vetro di ampio respiro, che si trasforma in creativo sui particolari e sulle brevi distanze, soprattutto quando i soggetti si allontanano dalle linee mediane e vanno incontro alla notevole deformazione. Non è proprio un obiettivo da reportage, ma può tornare utile per gli interni molto ristretti, quali ad esempio l'interno di un auto o un furgone, dove focali grandangolari più lunghe si trovano ad avere un angolo di campo troppo stretto.
Il sensore della E-620 è il classico 18x13,5mm tipico del consorzio Quattro Terzi: si tratta di una Live-MOS in cui sono stati stipati 12 megapixel, forse un po' troppi o forse un po' troppo prematuramente. Il risultato sono immagini in cui il rumore sotto forma di grana e cromatismi è evidente già a bassi valori di ISO, che diventano visibili anche a ingrandimenti non troppo spinti a 1600 ISO. Fino a 800 ISO la macchina è utilizzabile senza problemi, mentre salendo a 1600 ISO bisogna essere consapevoli dei compromessi a cui si va incontro, lasciando la sensibilità più elevata di 3200 ISO come ultima ancora di salvezza negli scatti più critici.
Olympus conferma la filosofia portata avanti negli anni: il filtro noise reduction agisce in modo poco distruttivo sulle immagini a favore della conservazione del dettaglio: ci capita spesso di dire che questa scelta è opinabile, ma incontra il favore di alcuni utenti, è certamente un particolare da sapere nel momento in cui si fa la scelta di una reflex.
L'analisi delle mire ottiche mostra una andamento costante della nitidezza solo per i primi due valori di sensibilità: da 400 ISO in poi il calo in formato JPEG è costante. In caso di sviluppo dei file RAW con Adobe Camera RAW 5.2 siamo riusciti ad ottenere una nitidezza migliore a tutti i valori di sensibilità, ma soprattutto a contenere il calo alle sensibilità più alte.
La Olympus E-620 si inserisce nella fascia amatoriale della gamma Olympus, molto ricca di modelli, e offre molti automatismi e una sola ghiera di regolazione, in linea con i canoni del segmento. Oltre a diverse scene preimpostate, richiamabili dall'utente in modo veloce selezionando l'apposita voce sulla ghiera dei modi e poi agendo sul tasto menu, troviamo gli Art-Filter, introdotti dapprima sulla Olympus E-30 e poi adottati da tutti i modelli successivi, compresa la PEN.
Si tratta in pratica di regolazioni sui preset di colore, contrasto e saturazione, pensati per imitare alcuni effetti particolari: il bianco e nero con intensa grana delle vecchie pellicole, il soft focus, i toni slavati, i colori carichi della Pop Art. Si tratta di effetti ottenibili anche in postproduzione, ma il vantaggio di poterli vedere già applicati in Live-View sul display della macchina mentre si fotografa può risultare un interessante stimolo alla creatività dei fotografi.
Il Live- View è sufficientemente fluido, ma non da primato, e soprattutto non è accompagnato dalla possibilità di registrare video, segmento in cui parte della concorrenza è ben più avanti. Inoltre la messa a fuoco a rilevazione di contrasto in modalità Live-View non sempre è precisa e quando la luce si fa scarsa risulta poco utilizzabile.
Comuni alla famiglia Olympus sono alcuni difetti, che caratterizzano tutta la serie delle reflex dalla loro nascita ad oggi: a parte alcune voci del menu che aspettano ancora una traduzione che abbia senso in italiano, troviamo il solito indicatore del livello di carica della batteria di poca utilità visto che informa dell'avvicinarsi della completa scarica pochi scatti prima che questa avvenga. Il display è luminoso e sufficientemente definito (anche se ultimamente la concorrenza ha raddoppiato almeno la risoluzione), putroppo a volte è poco fedele, soprattutto nel mostrare l'esposizione e foto che a schermo sembrano venute molto bene, lo sono meno nella realtà quando si va a visualizzarle sul PC. Pagina 10 - Conclusioni
Abbiamo visto come in un borsello a tracolla sia possibile portare con sé tutto il materiale elettronico per girare video, scattare fotografie, evitare di perdersi e georeferenziare i contenuti ripresi. Il trio che vi abbiamo presentato ha svolto il suo compito molto bene, in linea con quanto si aspetterebbe un turista sufficientemente tecnologico. Funzioni semplici, ma in grado di offrire anche possibilità avanzate e complesse, in quei casi in cui il livello dei semplici automatismi non sia sufficiente.
La piccola Kodak e il robusto Garmin hanno svolto il loro compito senza richiedere troppe attenzioni, grazie alla costruzione rugged e impermeabile, permettendoci di concentrare le attenzioni sulla più delicata Olympus E-620 e soprattutto sull'obiettivo ZUIKO Digital 8mm, dotato di una lente frontale a dir poco sporgente. Con tre gadget tecnologici è possibile fissare in modo indelebile i ricordi del viaggio, con fotografie e video e la possibilità di ripercorrere esattamente gli stessi passi anni dopo o virtualmente sul PC grazie alle tracce registrate dal GPS.
Una reflex professionale forse ci avrebbe permesso di districarci meglio in situazioni difficili, dove rumore agli alti ISO e corpo non tropicalizzato ci hanno sconsigliato di estrarre la E-620, ma, anche grazie all'ottica 8mm di fascia superiore, la piccola Olympus ha svolto molto bene i compiti assegnati. Stesso discorso, ma ancora più estremizzato per la Kodak Zx1: la qualità dell'immagine non è paragonabile alle cineprese professionali o di alta gamma, ma la comodità di tenerla in tasca, di spacciarla per un telefonino e di non temere pioggia, schizzi o polvere, permette sicuramente di riprendere immagini che solo i più temerari oserebbero girare con una videocamera da qualche migliaio di euro.
Discorso diverso per il GPS Garmin, che nel suo segmento si posiziona comunque in una fascia media. La buona durata delle batterie, unita alla sensibilità molto buona del chip GPS ci hanno permesso di non perdere quasi nessuna traccia del nostro viaggio. Il moschettone è poi molto comodo per assicurare il dispositivo a borse o tracolle, per tenerlo da un lato fuori dalle tasche per migliorare la ricezione, dall'altro per evitare di perderlo o farselo rubare. L'esperimento del "viaggio tecnologico" ci ha del tutto convinto e il trio scelto ci ha pienamente soddisfatto nel suo complesso. Voi lettori di Hardware Upgrade avreste portato qualche dispositivo diverso, o con caratteristiche differenti? Oppure diteci quali gadget tecnologici arricchiscono i vostri bagagli quando siete in viaggio di piacere, quali sono quelli indispensabili e quali sono invece dei semplici accessori. Noi ad esempio abbiamo tralasciato del tutto l'aspetto delle comunicazioni, portando con noi un vecchio cellulare pieno di graffi, dual-band ma dalla buona autonomia: in un viaggio così restare a contatto con il mondo non era certamente una priorità. |
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