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Pagina 1 - Una famiglia da 18 megapixel
Un appassionato Canon che deve scegliere la sua prossima macchina fotografica tra le entry level evolute e le prosumer ha ormai vita più semplice, potendo scegliere in base alle vere caratteristiche d'uso senza essere fuorviato dal quel parametro tanto enfatizzato quanto non fondamentale: i megapixel. La famiglia che va dalla EOS 550D alla 7D, passando per le ultime due 60D e 600D è infatti tutta posizionata a 18 megapixel ed è differenziata da particolari che ne determinano la destinazione d'uso. Agli estremi abbiamo le prime due: la entry level con caratteristiche in linea con la categoria in cui è proposta e la prosumer indicata a chi fa un uso sportivo della sua fotocamera.
In mezzo troviamo EOS 60D e la neonata EOS 600D, accomunate da importanti caratteristiche all'interno della scocca, ma ben diverse in ergonomia, comandi, peso e dimensioni. Presenza di una o più ghiere di regolazione, utilizzo di pentaspecchio o pentaprisma, modulo autofocus e sistema di lettura esposimetrica sono particolari su cui chi deve acquistare la sua nuova macchina può basare le sue scelte, senza essere portato fuori strada dall'idea che un paio di milioni di pixel in più sul sensore possano essere magari più importanti di un ampio e luminoso mirino, di un comodo display sulla spalla, oppure di un sistema autofocus adatto a non perdere nessun soggetto, nemmeno in movimento.
Fino al prossimo aggiornamento di EOS 7 D e comunque poi sul mercato dell'usato la segmentazione scelta da Canon è molto chiara e finalmente completa, dopo che l'introduzione proprio di 7D e il posizionamento di EOS 60D avevano creato qualche confusione negli appassionati di lunga data, andando a ridefinire le categorie. Intanto in questa recensione abbiamo messo alla prova l'ultima nata di casa Canon, senza risparmiarle anche dei confronti con quanto attualmente proposto sul mercato da altri marchi. Pagina 2 - Canon EOS 600D
Molti dei canonisti interessati alla fascia media delle reflex del colosso nipponico si trovano in forte dubbio di fronte alla scelta tra le due sorelle EOS 600D ed EOS 60D: le due macchine fotografiche condividono una parte abbastanza ampia del bagaglio tecnico, ma si differenziano per particolari importanti, alcuni dei quali sono per una certa fetta di utenza irrinunciabili. Le mettiamo a confronto in questa tabella, che riporta i dati come espressi sul sito italiano Canon.
Come evidente dalla scheda tecnica sono molti i punti in comune tra le due reflex Canon: sistema di lettura della luce, modulo autofocus, display orientabile, risoluzione del sensore, slot SD, SDHC, SDXC, processore DIGIC 4, possibilità di gestire flash wireless. Come reso evidente dalle immagini sono molti anche i dettagli che le differenziano: dimensioni, disponibilità di una sola ghiera di regolazione di EOS 600D, mancanza su essa del display sulla spalla. Differente anche il mirino che su EOS 60D integra un pentaprisma, mentre su EOS 600D utilizza un pentaspecchio, con copertura e ingrandimento inferiori. Evidenti anche le differenze nella raffica: 5,3 fps contro 3,7 fps. Continuando il confronto con EOS 60D segnaliamo invece l'otturatore che su EOS 600D si ferma a 1/4000 di secondo.
Nonostante il corpo più compatto l'ergonomia di EOS 600D offre una buona ergonomia e un buon numero di pulsati diretti alle funzioni più importanti: la bugna dell'impugnatura è ridotta, ma offre una buona presa e il corpo adotta una finitura antiscivolo di buona fattura. Finitura ripresa anche nella parte posteriore nella zona di appoggio del pollice. Attorno a questa zona sono raggruppati i principali comandi: spostandosi verso destra troviamo la selezione dei punti di fuoco e il blocco dell'esposizione, andando verso il mirino l'attivazione del live view e l'avvio/fermo della registrazione video, verso il basso la compensazione dell'esposizione e l'accesso al Quick Menu. Appena più sotto troviamo il joypad a 5 vie per navigare menu, foto e opzioni, con i tasti che fungono da scorciatoia alle funzioni più importanti in fase di scatto. Quasi sul bordo inferiore troviamo invece i tasti di avvio della riproduzione degli scatti e il tasto per eliminare le foto: validi dal punto di vista del design, questi pulsanti sono meno funzionali sul fronte ergonomico, dove soprattutto il secondo a volte risulta poco raggiungibile.
Tra gli altri tasti annoveriamo menu e info, posizionati a sinistra del mirino. Buona parte del retro è poi occupata dal display orientabile da 3", che offre una risoluzione di 1.040.000 punti, senza dunque nulla da invidiare a quelli delle sorelle maggiori. Sulla spalla troviamo la ghiera dei modi di scatto e ad essa concentrico il commutatore di accensione/spegnimento della fotocamera. Poco più avanti i due tasti ISO e Disp e, posta tra essi e il pulsante di scatto, la ghiera di regolazione: la presenza del secondo dei due tasti si rende necessaria vista l'assenza del sensore di prossimità sotto l'oculare, particolare che invece equipaggia la più vecchia EOS 550D. Sul frontale, nella zona a destra del bocchettone troviamo, dall'alto verso il basso, il tasto che alza il flash pop-up integrato, quello di rilascio dell'ottica e il pulsante di previsualizzazione della profondità di campo. I lati integrano sull'impugnatura lo slot che ospita la scheda di memoria SD/SDHC/SDXC e sul lato opposto due sportelli gommati che nascondono le connessioni per microfoni esterni con jack da 3,5mm e il comando remoto e il connettore HDMI e miniUSB per la connessione al PC e A/V out. Il fondo dal lato dell'impugnatura vede la presenza del vano batteria e ospita in corrispondenza del sensore il foro filettato in metallo per l'aggancio della piastra del treppiede.
A livello di interfaccia la disposizione del menu ricalca quanto già visto sulle ultime uscite di casa Canon e punta molto a sottolineare gli aiuti automatici inseriti per coadiuvare chi non è molto avvezzo alle fotocamere reflex. Il menu è diviso a schede navigabili in orizzontale e mantiene la peculiarità di avere alcune funzioni nascoste nelle impostazioni personali: scelta che non crea problemi per gli appassionati del marchio biancorosso, ma che non è molto intuitivo per chi si avvicina alla reflex dal mondo delle compatte o da altri marchi. Pagina 3 - Impressioni d'uso
Nonostante si presenti con un corpo compatto e punti alla fascia evoluta del segmento entry level, utilizzando Canon EOS 600D si ha la netta percezione della qualità racchiusa all'interno della macchina, di chiara derivazione dalle sorelle più elevate in gamma. È una macchina che nasce per dare un buon supporto al fotografo, ma anche per fargli assaggiare le potenzialità delle macchine di fascia superiore, senza però erodere troppo il mercato di queste ultime. Il corpo in materiale plastico rinforzato offre una buona sensazione di solidità e questo vale anche per il display snodato, che rassicura anche i più timorosi nei confronti di questo tipo di soluzione. Ampiezza del mirino e luminosità sono in linea con quelli offerti da EOS 550D e si collocano un gradino sotto EOS 60D, pur mantenendosi su buoni livelli.
Introdotti su EOS 60D i nuovi filtri creativi, che si aggiungono ai Picture Style, trovano su EOS 600D una ulteriore declinazione in salsa amatoriale, offrendo anche la funzione di scelta automatica da parte dell'intelligenza della macchina: analizzando la scena inquadrata al processore d'immagine può essere delegata la scelta del filtro creativo più adatto. Si tratta di una funzionalità che fa certamente sorridere i più esperti, ma che può essere didattica nei confronti dei neofiti, spesso interessanti a dare una marcia in più alle proprie foto dal punto di vista creativo, ma senza strumenti per scegliere gli effetti più adatti. Anche EOS 600D offre il tasto 'Q' per l'accesso al menu veloce di modifica dei parametri visualizzati sul display: introdotto da diverse generazioni su altri marchi è finalmente divenuto bagaglio fisso anche in casa Canon. La compressione dei comandi dovuta alle dimensioni ridotte del corpo porta con sé alcuni lati negativi: quello che ci ha disturbato maggiormente durante lo scatto è la diversa assegnazione dei tasti direzionali del joypad tra lo scatto a mirino e quello Live View. Se i tasti fungono da scorciatoia verso importanti parametri quando si scatta utilizzando il pentaspecchio, in Live View la loro funzione passa ad essere quella di modificare il punto di messa a fuoco, portando così a inutili perdite di tempo quando si cerca di premerli per modificare il bilanciamento del bianco o il modo di scatto, non solo non modificando il parametro di interesse, ma trovandosi poi spostato anche il punto selezionato per la messa a fuoco. In questo caso l'accesso alle modifiche è possibile solo tramite il Quick Menu: ci si fa l'abitudine, ma solo dopo parecchie arrabbiature.
Essendo il cuore della macchina lo stesso della EOS 60D i risultati ottenibili a livello qualitativo sono comparabili, le due macchine si differenziano principalmente a livello ergonomico, con la mancanza di particolari importanti per i prosumer come doppia ghiera e display LCD sulla spalla. Si sente meno la mancanza invece della possibilità di sviluppare i RAW in macchina, anche se diversi utenti hanno apprezzato questa novità introdotta con EOS 60D. A livello di lettura della luce e di autofocus i moduli sono gli stessi e le prestazioni pienamente sovrapponibili: in questo senso vale il giudizio dato per la EOS 60D: il sistema con 9 punti a croce è veloce e preciso nella maggior parte delle situazioni d'uso. La modalità AI Servo è in grado di seguire bene i soggetti sia in avvicinamento sia in allontanamento una volta che li ha agganciati, mentre è meno performante nel caso in cui perda il soggetto: in questo frangente riagganciare il soggetto richiede parecchio tempo. In condizioni di scarsa luce trova naturalmente più difficoltà, ma in questo caso può essere coadiuvato dal flash, in grado di lampeggiare per assistere la messa a fuoco. Molto meno lusinghiero è il giudizio sull'autofocus a rilevazione di contrasto in modalità Live View: il sistema è lento e fallisce abbastanza spesso la messa a fuoco. In questo frangente è meglio utilizzare la messa a fuoco che abbassa lo specchio e utilizza il modulo dedicato a rilevazione di fase: la procedura è molto veloce e precisa, surclassando le prestazioni del sistema basato sulla rilevazione di contrasto. Anche in ambito di lettura della luce il giudizio è sovrapponibile a quello di EOS 60D: preciso e flessibile il sistema iFCL a 63 zone non viene messo in difficoltà nelle situazioni generali e anche nelle scene ad alto contrasto ha operato scelte condivisibili.
Qui sopra foto simili con diverso settaggio del parametro ALO: Standard, Elevato, Disattivato e lo sviluppo RAW 'esagerando' con lo strumento di recupero Luci e Ombre Rimane la dicotomia tra i sistemi ALO (Auto Light Optimizer) e di scatto con priorità Alte Luci, non utilizzabili in accoppiata: il primo permette di aprire le ombre del file JPEG prodotto dalla macchina conservando nel contempo le alte Luci, il secondo porta la macchina a esporre in modo conservativo nei confronti di queste ultime e torna utile nei casi in cui si scatta in RAW per non perdere dettaglio nelle zone più chiare, potendo contare poi sul recupero di particolari nelle ombre in fase di sviluppo. Rispetto alla precedente EOS 550D la nuova 600D guadagna la possibilità di regolare il sistema di ottimizzazione della luce su tre livelli, dando quindi maggiore flessibilità a chi decide di affidarsi al solo JPEG. Il display snodato è una manna per chi ama utilizzare la reflex per le riprese video. In questo frangente altre macchine, della stessa Canon o della concorrenza, offrono un'ergonomia migliore per l'avvio della registrazione dei filmati: come accede su EOS 60D per iniziare a riprendere è necessario selezionare la modalità dalla ghiera dei modi e poi premere il pulsante posto di fianco all'oculare. Una soluzione con commutatore coassiale o con pulsante per l'avvio diretto sarebbe stata preferibile. Il livello qualitativo dei filmati è elevato, ma l'autofocus non è ancora utilizzabile per riprese di alta qualità: meglio avere un approccio più cinematografico e affidarsi alla messa a fuoco manuale per ottenere filmati d'effetto e privi della fastidiosa messa a fuoco automatica 'per tentativi'. Il supporto offerto alla registrazione video è davvero ottimo: scontata è la registrazione di filmati Full HD, mentre sono piacevoli sorprese la possibilità di esposizione manuale e il controllo dei livelli dell'audio: entrambe le caratteristiche permettono a EOS 600D di candidarsi come apparecchio adatto anche a video di qualità professionale. Pagina 4 - Prova sul campo
La qualità dell'immagine è decisamente elevata e segue quanto già visto su EOS 60D: l'accoppiata sensore da 18 megapixel e processore DIGIC 4 lavora molto bene e offre alle basse sensibilità immagini ottime. Gli ingrandimenti al 100% sono puliti, privi di artefatti e grana, esenti da rumore cromatico e molto nitidi: già in macchina utilizzando un Picture Style che enfatizza la nitidezza è possibile riprendere immagini ricchissime di dettagli. In questo frangente lo sviluppo RAW offre qualche possibilità in più, ma i risultati sono già ottimi sui file JPEG. Qui sopra un esempio ritratto con la modalità Macro, improntata a enfatizzare al massimo il dettaglio: il file sviluppato dal RAW in post-produzione guadagna leggermente in nitidezza, ma in quantità impercettibile se non ai formati più grandi di stampa. Cliccando sulle immagini si aprono i file a risoluzione piena, del peso superiore a 10MB: in caso di connessione lenta trovate le immagini con particolari al 100% e in formato a pieno schermo nella galleria fotografica incorporata nell'ultima pagina.
Il giudizio è estensibile fino alla sensibilità di 800 ISO: in piena luce resta utilizzabile (ad esempio per riprese sportive o fotonaturalistiche) senza alcun patema riguardo grana e rumore. Una grana molto sottile e qualche falso colore cominciano a emergere a partire da 1600 ISO, anche se resta visibile solo a forti livelli di ingrandimento. Il rumore cresce ai livelli successivi di sensibilità, ma 3200 ISO resta un valore pienamente utilizzabile in molte situazioni d'uso. Si può ad esempio lasciar lavorare la macchina tranquillamente con il programma Sport anche al crepuscolo, senza temere che la regolazione automatica degli ISO restituisca immagini troppo rumorose.
Alzando ulteriormente la sensibilità a 6400 ISO si incontrano ulteriori limiti, ma stupisce la bontà delle immagini in alcune situazioni d'utilizzo: se le superfici morbide e ricche di sfumature, come un cielo al crepuscolo, mettono in evidenza il rumore sia cromatico sia in luminanza, una scena urbana lascia molto soddisfatti, in particolare nella resa di dettagli come una vetrina illuminata. In quest'ultima foto la compensazione dell'esposizione pari a -1EV ha permesso di preservare tutti i dettagli della gioielleria illuminata, mettendo anche in evidenza come la gamma dinamica si mantenga molto buona anche a questi livelli di sensibilità. Il passaggio al livello di sensibilità superiore oltre a comportare un aumento del rumore vede diminuire le prestazioni anche in questo senso.
Come d'uso la sensibilità massima viene indicata tra le opzioni non con il suo valore numerico, ma con la sigla H1, ad indicare che pur essendo disponibile in caso di emeregenza non è da considerarsi tra i parametri normalmente utilizzabili. Si tratta effettivamente di un valore abbastanza estremo, molto utile in caso di emergenza per far rientrare l'esposizione nei tempi di sicurezza, ma che costringe a una scelta di campo: preservare il dettaglio e pagare un contrappasso fatto di grana e rumore, oppure prediligere la pulizia dell'immagine andando a perdere però i particolari più fini. Solitamente noi siamo per la prima scuola di pensiero: in ogni caso la scelta va operata anche tenendo ben presente la destinazione d'uso dell'immagine, in quanto una grana evidente al 200% di ingrandimento a display può risultare poco influente nella stampa anche superiore al formato A4. Sul fronte del contenimento del rumore EOS 600D offre ben quattro livelli di regolazione: le immagini con le impostazioni di NR disattivato, basso, standard ed elevato differiscono in modo sostanziale tra loro e permettono di scegliere in modo abbastanza libero tra la conservazione del dettaglio e il contenimento del rumore. Questo è però il caso in cui lo sviluppo dei file RAW porta maggiori benefici e libertà d'azione. Qui sopra un esempio a 12800 ISO in tre diverse interpretazioni: il JPEG della macchina con NR standard, il file RAW sviluppato con Digital Photo Professional (il software fornito in bundle da Canon) e con Adobe Camera Raw 6.4.
Ottimo il comportamento nelle lunghe esposizioni a bassi ISO: anche con il sistema di riduzione del rumore alle lunghe esposizioni disattivato le immagini riprese con tempi di otturazioni superiori ai 10 secondi risultano davvero pulite ed esenti da pixel bruciati e falsi colori. Pagina 5 - Analisi mire ottiche
Gli scatti effettuati in laboratorio ci permettono di mettere alla prova la macchina in ambiente controllato e di avere anche termini di confronto con precedenti modelli recensiti. Utilizzando delle mire ottiche e la carta test ColorChercker Gretag Macbeth vediamo quindi come si comporta EOS 600D ai diversi valori di sensibilità. Il comportamento non si discosta da quello visto sul campo e conferma come fino a 800 ISO si possa lavorare senza alcun problema e come 1600 ISO sia il primo valore in cui, settando la macchina su filtro di riduzione del rumore agli alti ISO sul valore standard, appare una grana leggera e non fastidiosa. 3200 ISO restano utilizzabili in quasi tutte le situazioni, mentre 6400 ISO cominciano a far vedere qualche limite evidente. 12800 ISO è un valore giustamente relegato alla modalità boost. Qui sopra gli esempi ripresi inquadrando le mire ottiche. Sotto il confronto con una concorrente
Qui sopra abbiamo messo a confronto Canon EOS 600D con Nikon D3100, entry level di fascia leggermente inferiore (ora in gamma a battagliare direttamente con 600D troviamo Nikon D5100), ma capace anch'essa di arrivare al valore di 12800 ISO. Le immagini che confrontiamo sono quelle con il filtro NR fissato sul valore 'Standard' per Canon EOS 600D e su 'ON' per Nikon D3100. La prima offre quattro livelli di intervento, la seconda permette di scegliere solo se attivare o meno l'opzione. Nikon punta maggiormente sulla nitidezza dei dettagli e dei contorni con una maschera di contrasto più marcata, ma paga dazio con una grana sottile ma evidente e con un effetto un po' 'spalmato' sulle superfici uniformi. Canon sfoca leggermente di più l'immagine, ma mantiene una grana più morbida. Entrambe al massimo della sensibilità pagano dazio con l'apparizione di macchie di falsi colori. Si tratta di due approcci differenti, ma che portano a buoni risultati in entrambi i casi: chi non fosse soddisfatto da nessuno dei due può certamente affidarsi al RAW per risultati più in linea con i propri gusti, potendo contare in entrambi i casi su un ottimo materiale di partenza. Qui sotto invece una porzione dell'immagine ripresa a diversi valori di ISO con il filtro di riduzione del rumore impostato sui 4 livelli possibili. Dall'alto verso il basso nell'ordine in cui sono presentati dal menu delle macchina: Standard, Basso, Elevato, Disattivato.
Nella maggior parte delle situazioni l'impostazione standard è quella che offre il compromesso migliore, ma in caso si prediliga la pulizia dell'immagine a scapito dei dettagli più fini è possibile utilizzare anche il livello Elevato. Quando impostato su Basso l'algoritmo non riesce a contenere gli artefatti, mentre analizzando le ultime immagini della colonna è possibile avere un'idea di quanto lavoro abbia da fare il processore d'immagine per contenere a livelli accettabili grana e rumore cromatico alla massima sensibilità. Pagina 6 - Funzioni creative e video Gli utilizzatori di reflex digitali Canon hanno ormai familiarità con i Picture Style, i profili di scatto che permettono di gestire non solo parametri come nitidezza e contrasto, ma anche di applicare alle immagini particolari effetti colore. Con EOS 60D Canon ha deciso di seguire la fruttuosa strada tracciata dalla concorrenza aggiungendo ai profili di scatto anche particolari filtri creativi volti a ricreare effetti particolari: si va dalle foto con colori molto saturi e contrasto marcato, agli effetti nostalgici, a quelli che mimano il 'soft focus'. I filtri sono molto più a portata di manio dei Picture Style e sono pensati per l'uso immediato anche da parte dei neofiti. Per guidare in modo quasi didattico i meno smaliziati nell'uso di questi filtri Canon ha introdotto in EOS 600D anche la funzionalità di scelta automatica del filtro più adatto alla scena, analizzata dall'intelligenza artificiale della macchina. In realtà questa funzione necessità ancora qualche affinamento e spesso sceglie un filtro fotografico non del tutto condivisibile. Qui sotto vi proponiamo una carrellata di immagini ottenute giocando con i filtri e i Picture Style. Cliccando sulle miniature si aprono le immagini a piena risoluzione, con peso superiore ai 10MB: tutte le immagini sono integrate in formato più ampio nella galleria fotografica incorporata nell'ultima pagina. Il supporto video offerto da EOS 600D è di prima qualità e offre strumenti avanzati come la gestione dei livelli audio, la possibilità di utilizzare microfoni esterni grazie al connettore jack da 3,5mm e la possibilità di scegliere tra esposizione automatica e manuale. Il tutto accoppiato a un corpo piccolo e leggero e al display snodato rende EOS 600D un ottimo apparecchio anche per i videomaker. Naturalmente sotto alcuni aspetti non si può pretendere la flessibilità di una videocamera: il sistema autofocus non è in grado di restituire un buon effetto e ha troppe incertezze, meglio quindi optare per la messa a fuoco manuale. Da sottolineare come gli obiettivi nati per la fotografia offrano da questo punto di vista ghiere con corsa abbastanza corta, difficile da utilizzare in modo fluido per effetti pienamente cinematografici. Discorso simile per l'uso dello zoom: le ottiche fotografiche spesso non offrono la fluidità necessaria. In sintesi i risultati che si possono ottenere sono pregevoli, ma è necessaria parecchia esperienza per arrivare a livelli anche solo buoni. Pagina 7 - Conclusioni
L'intento di Canon con la sua EOS 600D è chiaro: mettere a disposizione degli utenti una macchina completa e performante, caratterizzata da alcune limitazioni per risvegliare l'appetito degli appassionati nei confronti delle soluzioni prosumer. Il cuore della macchina è sovrapponibile a quello della sorella maggiore EOS 60D e i risultati ottenibili in termini di qualità dell'immagine sono difficilmente distinguibili. Chi vuole un corpo compatto e non si cura della mancanza del display sulla spalla, della seconda ghiera di regolazione e della presenza di un pentaspecchio all'interno del mirino può tranquillamente affidarsi a EOS 600D. Di listino viene presentata sul mercato a 699,00 €, un prezzo che tenta molti di quelli che avevano in programma di comprare sia una 60D sia una reflex più economica, come la EOS 1100D. Come spesso ci capita di dire parlando di macchine di questa fascia (le entry level evolute) si tratta di fotocamere dalle ampie possibilità, pensate nell'interfaccia per un pubblico neofita, ma in grado di restituire ottimi scatti nelle mani di fotografi esperti. Con EOS 600D Canon ha cercato di semplificare al massimo la vita ai meno smaliziati, introducendo non solo i filtri creativi inseriti in EOS 60D, ma anche integrando una funzione che analizza la scena e decide in autonomia l'effetto più adatto da applicare, con l'intento di risultare didattica a chi è alle prime armi. Se i filtri sono in alcuni casi stimolanti da utilizzare anche per i più esperti, la scelta automatica ci pare ancora acerba. Canon EOS 600D restituisce ottimi JPEG, pulitissimi fino a 800 ISO e pienamente utilizzabili anche a 3200 ISO. Il valore di 6400 ISO è in grado di restituire buoni risultati in alcune condizioni, mentre il massimo di 12800 ISO, relegato nelle funzioni boost, offre un'ancora di salvezza molto importante e nemmeno troppo limitante nelle situazioni più difficili. Il processo d'immagine svolge un lavoro egregio nel contenimento del rumore, ma 600D è una di quelle fotocamere che raggiunge il suo massimo accoppiata a un buon sviluppo e una buona post produzione in camera chiara: i RAW che registra sono una ottima base di partenza e si presentano come molto ricchi di informazioni. Come spesso ripetiamo, con una macchina di questo genere è davvero un peccato limitarsi a scattare in JPEG. Pagina 8 - Galleria Fotografica Come d'uso abbiamo raccolto tutti gli scatti integrati nella recensione di Canon EOS 600D e quelli che maggiormente hanno influenzato il nostro giudizio durante la stesura dell'articolo in una galleria fotografica che permette di visualizzare a schermo pieno le immagini senza richiedere una banda eccessiva: GALLERY: Canon EOS 600D: tutti gli scatti della recensione (per vedere la gallery, guardare la versione completa dell'articolo) |
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