Oggi 22 febbraio debutta ufficialmente la campagna A Day Without News?, ideata da Aidan Sullivan, Vice President di Getty Images e fondatore della Ian Parry Scholarship: L'iniziativa mira ad aumentare la consapevolezza dei rischi che gli inviati di guerra corrono nel loro lavoro quotidiano per documentare e portare sotto gli occhi di tutti i retroscena dei conflitti. La data scelta per il lancio dell'iniziativa non è casuale: coincide infatti con il primo anniversario della morte della corrispondente Marie Colvin e del fotogiornalista Rémi Ochlik in Siria, dove il conflitto in 365 giorni non solo non si è risolto, ma anzi ha sperimentato un profondo inasprimento.
Lo scopo dell'iniziativa è sensibilizzare e convincere le autorità a perseguire per vie legali chiunque rechi danno ai rappresentanti dei media, oltre che raccogliere prove per sostenere la ricerca di giustizia in favore di coloro che sono caduti. Negli ultimi dieci anni sono stati uccisi 945 tra giornalisti e corrispondenti operanti in aree di guerra; di questi, in 583 casi non vi è stato alcun processo per crimini di guerra. Molti corrispondenti, fotografi e altri operatori dei media si trovano a essere deliberatamente bersagliati dai belligeranti durante il loro lavoro quotidiano sul campo. Questo è a tutti gli effetti considerato un crimine di guerra, ma ad oggi è stato fatto davvero poco, se non addirittura nulla, per applicare le leggi mondiali sulla tutela dei diritti umani quando si tratta violazioni nei confronti di giornalisti.
L'iniziativa invita a condividere il link www.adaywithoutnews.com attraverso i social network e a sostenere questa causa per aumentare l'attenzione nei confronti del ruolo essenziale ricoperto da corrispondenti e fotogiornalisti e dei rischi che questi corrono durante i reportage dalle zone di guerra.