A Day without News? Iniziativa a sostegno degli inviati di guerra

A Day without News? Iniziativa a sostegno degli inviati di guerra

di Roberto Colombo, pubblicata il

“Negli ultimi dieci anni sono stati uccisi 945 tra giornalisti e corrispondenti operanti in aree di guerra; di questi, in 583 casi non vi è stato alcun processo per crimini di guerra”

Oggi 22 febbraio debutta ufficialmente la campagna A Day Without News?, ideata da Aidan Sullivan, Vice President di Getty Images e fondatore della Ian Parry Scholarship: L'iniziativa mira ad aumentare la consapevolezza dei rischi che gli inviati di guerra corrono nel loro lavoro quotidiano per documentare e portare sotto gli occhi di tutti i retroscena dei conflitti. La data scelta per il lancio dell'iniziativa non è casuale: coincide infatti con il primo anniversario della morte della corrispondente Marie Colvin e del fotogiornalista Rémi Ochlik in Siria, dove il conflitto in 365 giorni non solo non si è risolto, ma anzi ha sperimentato un profondo inasprimento.

Lo scopo dell'iniziativa è sensibilizzare e convincere le autorità a perseguire per vie legali chiunque rechi danno ai rappresentanti dei media, oltre che raccogliere prove per sostenere la ricerca di giustizia in favore di coloro che sono caduti. Negli ultimi dieci anni sono stati uccisi 945 tra giornalisti e corrispondenti operanti in aree di guerra; di questi, in 583 casi non vi è stato alcun processo per crimini di guerra. Molti corrispondenti, fotografi e altri operatori dei media si trovano a essere deliberatamente bersagliati dai belligeranti durante il loro lavoro quotidiano sul campo. Questo è a tutti gli effetti considerato un crimine di guerra, ma ad oggi è stato fatto davvero poco, se non addirittura nulla, per applicare le leggi mondiali sulla tutela dei diritti umani quando si tratta violazioni nei confronti di giornalisti.

L'iniziativa invita a condividere il link www.adaywithoutnews.com attraverso i social network e a sostenere questa causa per aumentare l'attenzione nei confronti del ruolo essenziale ricoperto da corrispondenti e fotogiornalisti e dei rischi che questi corrono durante i reportage dalle zone di guerra.


Commenti (3)

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Commento # 1 di: KampMatthew pubblicato il 22 Febbraio 2013, 13:59
Molti corrispondenti, fotografi e altri operatori dei media si trovano a essere deliberatamente bersagliati dai belligeranti durante il loro lavoro quotidiano sul campo. Questo è a tutti gli effetti considerato un crimine di guerra.


La guerra è guerra, che già di per se un crimine. Imho, dal punto di vista dei belligeranti non esistono crimini di guerra. La guerra semplicemente accade perchè una parte vuole sopraffare, uccidere ed eliminare l'altra parte, e in questo non esistono modi più gentili o modi più cruenti. La morte è morte.
Le iniziative dovrebbero servire ad evitarle le guerre e non solo a dire: attenzione che se andate dove stanno facendo la guerra potreste farvi male. Questo già si sapeva da quando le ruote erano ancora quadrate.

Chi va in certe zone sa bene che non sta andando al luna park e deve assumersi la completa responsabilità delle sue azioni, o credono che essendo giornalisti saranno accolti col tappeto rosso? Anzi, in alcune situazioni, in paesi molto estremisti e chiusi al mondo, i giornalisti possono far paura più dei militari stessi perchè son capaci di portare allo scoperto cose che non si devono sapere.
Lo stipendio fantasmagorico fa gola a tutti e le guerre portano un giro d'affari in svariati campi che non esistono uguali in altre "attività".
Commento # 2 di: II ARROWS pubblicato il 22 Febbraio 2013, 16:46
Ma magari!
1, 2 anche 10! Purché la smettano con queste notizie continue che in realtà non dicono niente...
Commento # 3 di: efrite15 pubblicato il 25 Febbraio 2013, 09:31
KampMatthew


Penso tu non abbia capito il tono dell'articolo... certo che se fai il corrispondente di guerra lo sai che rischi la vita (e dubito lo facciano solo per lo stipendio... guadagnerebbero di più facendo foto di gossip!) il problema è incriminare chi uccide DELIBERATAMENTE un reporter, cosa MOLTO diversa...
Certo, se lanciano un missile in mezzo ad un convoglio e ammazzano un giornalista non è che gli si possa incriminare per "crimini di guerra" (cosa fai? chiedi se ci sono giornalisti prima di sparare XD ?) ... il discorso (almeno io così lo interpreto) è di incriminare quegli stati che uccidono i corrispondenti di guerra ben consapevoli di cosa stanno facendo, magari per non far trapelare crudeltà verso la popolazione ecc....