Negli anni i Sony World Photography Awards, nati dalla collaborazione tra il marchio nipponico e la World Photography Organisation, sono diventati uno degli eventi più importanti del panorama fotografico a livello globale. I premi permettono di avere uno spaccato molto variegato dello stato della fotografia a livello mondiale, vedendo sia la partecipazione di amatori, sia di professionisti, su un ampio spettro di categorie.
Resta uno dei capisaldi degli awards anche il premio Outstanding Contribution to Photography, che invece guarda alla storia della fotografia e ogni anno permette di gettare nuova luce sul lavoro di quei fotografi che hanno dato un contributo fondamentale al suo sviluppo.
In alcuni dei suoi primi anni un po' troppo concentrato sui fotografi nordamericani, il premio Outstanding Contribution to Photography, nell'ambito dei Sony World Photography Awards 2021, quest'anno guarda all'America Latina ed è stato assegnato alla fotografa messicana Graciela Iturbide.
Nata nel 1942 a Città del Messico ha avuto da giovanissima il suo primo contatto con la fotografia, tramite gli scatti del padre, fotografo amatoriale. Nel 1969, all'età di 27 anni, decide di seguire la propria passione artistica e si iscrive al Film Center dell'Università Nazionale Autonoma del Messico, dove si dedica in particolare alla fotografia.
Foto Graciela Iturbide
In un periodo in cui gli occhi che guardano al Messico attraverso il mirino di una fotocamera sono soprattutto stranieri, Graciela Iturbide svolge un ruolo molto importante per documentare l'identità del paese dall'interno, in particolare avvicinando le comunità indigene. Nel 1978, proprio nell'ambito di una più ampia iniziativa volta al recupero delle culture indigene, l'artista riceve dall'Archivio etnografico dell'Istituto Nazionale dei Popoli Indigeni l'incarico di fotografare le popolazioni indigene del Paese, dando così vita ad alcuni dei suoi lavori più famosi e riconosciuti a livello internazionale, tra cui Los que viven en la arena (Coloro che vivono nella sabbia). Al fianco dell'antropologo Luis Barjau, Graciela Iturbide si integra nella comunità indigena nativa dei Seri per studiarne le usanze e documentarne lo stile di vita, con una particolare attenzione alla necessità loro imposta di adeguarsi al capitalismo. Graciela guarda alle comunità non con occhio distaccato, ma offre la offre la prospettiva di un osservatore che desidera comprendere e prendere coscienza della propria cultura.
Nel commentare il proprio lavoro e il premio conferitole, Graciela Iturbide ha sottolineato: "Sono lieta e onorata di ricevere questo premio. Questo tipo di riconoscimento è un forte stimolo a continuare con il mio lavoro. Tutto ciò che ho fotografato nella mia vita ha nutrito il mio spirito e mi ha spinta a ripetere l'intero processo più e più volte. Per me, la fotografia crea un sentimento di comprensione verso ciò che vedo, ciò per cui vivo e ciò che sento ed è un ottimo pretesto per conoscere il mondo e la sua cultura".
Dal 15 aprile, la World Photography Organisation presenterà sul proprio sito web una mostra virtuale in cui ammirare 25 tra i capolavori della fotografa. Le immagini, personalmente selezionate dall'artista, rappresentano alcune tematiche e tappe fondamentali nei suoi cinquant'anni di carriera e comprendono alcune delle sue foto più emblematiche come Nuestra Señora de las Iguanas (Nostra Signora delle Iguane) e Mujer ángel (La donna angelo) e raccoglie anche testimonianze dei viaggi dell'artista in Italia, negli Stati Uniti e in India, con un occhio di riguardo alla natura e al suo interesse verso la spiritualità e il simbolismo insiti in quest'ultima.
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