Frettolosa marcia indietro di Instagram in merito ai cambiamenti dei termini d'utilizzo del servizio di photosharing: ieri aveva creato molto scompiglio la modifica che avrebbe dato a Instagram (e Facebook, che ha acquisito la società qualche mese fa) il potere di vendere le immagini condivise dagli utenti senza notifica e senza che questi potessero avanzare richieste economiche.
Kevin Systrom, co-fondatore di Instagram, si è affrettato a scrivere un post sul blog di Instagram, sottolineando che l'intenzione di Instagram non era quella di darsi il diritto di vendere le foto degli utenti, ma la volontà era quella di aprire la strada a nuovi strumenti di advertising. Systrom si è scusato per i termini utilizzati nella nuova licenza d'uso, fuorvianti rispetto alle reali intenzioni del board a capo di quello che è uno dei social network maggiormente sulla cresta dell'onda. Stando al post, Instagram è al lavoro per aggiornare i termini della licenza d'uso al fine di eliminare ogni ambiguità e rassicurare gli utenti.
La frase 'Legal documents are easy to misinterpret' che Systrom utilizza nel suo post in realtà ci convince poco: sappiamo bene come aziende del calibro di Facebook abbiano schiere di avvocati pronti ad analizzare anche il minimo cavillo. Ci sembra impossibile che un passaggio così delicato dei termini d'uso non sia stato vagliato con attenzione e che le parole utilizzate siano semplicemente una svista.
In ogni caso Systrom nel suo post riporta anche i più idealisti alla cruda verità: 'Instagram was created to become a business'. La frase è lapidaria. Certamente, come spesso accade con i social network, Instagram è divenuto un servizio che gli utenti sentono quasi 'proprio', ma in ultima istanza per poter continuare a vivere deve fare una sola cosa, generare ricavi. Può sembrare poco poetico, ma è così. Systrom non spiega esattamente quali sono i modelli di business che ha in mente, si limita a dipingere uno scenario con un incipit che suona circa 'Mettiamo che un'azienda voglia fare promozione per guadagnare nuovi e Instagram in qualche modo la possa aiutare'.
Il modo non è specificato, ma una frase rende abbastanza evidenti le intezioni di Instagram: 'some of the data you produce — like the actions you take (eg, following the account) and your profile photo — might show up if you are following this business'. Instagram dice chiaro e tondo che può utilizzare i dati che gli utenti gli forniscono di sé per targettizzare al meglio l'eventuale pubblicità. 'Dimmi che foto scatti e che foto ti piacciono e ti dirò chi sei': con le nostre azioni, siano esse caricare le foto dei migliori cappuccini che troviamo per in giro per il mondo o siano esse seguire un dato account o mettere 'Mi Piace' su certi tipi di foto, diamo a Instagram informazioni su chi siamo, informazioni che Instagram vuole monetizzare.
Systrom ha cercato di tranquillizare gli utenti, sottolineando come i diritti delle foto restino interamente nelle mani di chi le ha condivise sulla piattaforma ('Instagram users own their content and Instagram does not claim any ownership rights over your photos.'), ma alcune realtà importanti, come il National Geographic, pare non siano del tutto convinti che le intenzioni vadano a braccetto con i termini legali. Voi cosa ne pensate? Le parole di Systrom vi convincono e rassicurano o state pensando a una precipitosa 'Fuga da Instagram'?