Sappiamo che la risoluzione, in campo fotografico, non è tutto! Ma a volte diventa un elemento determinante. Ovviamente non si tratta di una "semplice" fotografia ma di un'immagine utile per la ricerca scientifica e in particolare astronomica.
La prima fotografia da 3,2 Gigapixel (3200 MPixel) è stata catturata dal team ai SLAC National Accelerator Laboratory, che fanno parte del Dipartimento dell'energia statunitense. A differenza di altre immagini ad altissima risoluzione, questa volta non si tratta di più scatti uniti, ma di un unico scatto realizzato da 189 sensori CCD da 16 MPixel ciascuno. Per realizzare la struttura, i sensori sono sistemati in sezioni quadrate da nove chiamate "science rafts" (dal costo di 3 milioni di dollari ciascuna). L'operazione è stata poi molto delicata considerando la delicatezza delle unità che non potevano toccarsi per evitare danni tanto che per l'assemblaggio ci sono voluti ben sei mesi.
Un sensore straordinario dedicato alla Scienza
Altre specifiche tecniche riportano pixel da 10 µm. Inoltre pur non essendo un unico sensore (vero e proprio), i componenti sono assemblati con estrema precisione. Il tutto riuscendo a catturare oggetti cento milioni di volte più deboli di quelli visibili ad occhio nudo. Per funzionare, il sensore ha bisogno di essere raffreddato a -101°C che è la sua temperatura operativa.
Il sensore farà parte della più grande "macchina fotografica" del Mondo che sarà installata all'interno dell'osservatorio Vera C. Rubin LSST (Legacy Survey of Space and Time) in Cile. Come indicato dagli addetti ai lavori, per mostrare la fotografia da 3,2 Gigapixel ci vorrebbero 378 televisori 4K e con quella risoluzione sarebbe possibile distinguere una pallina da golf da 24 km di distanza.
Ma lo scopo è tutt'altro che semplice. Il sensore, una volta integrato nella fotocamera, scatterà per 10 anni, ogni notte, una fotografia della volta celeste dell'emisfero meridionale. Ci saranno quindi più informazioni da esaminare e dati per capire misteri come la materia e l'energia oscura.
Interessante notare che una delle prime immagini catturate è stata quella di un broccolo romanesco per via della sua particolare struttura (oltre a quelle di Vera C. Rubin e altre immagini campione). Considerando poi che la "macchina fotografica" non era completamente assemblata con le varie componenti ancora in fase di test separati, per questa prima prova è stata impiegata la tecnica della stenoscopia, così da riuscire comunque a capire se il sensore fosse correttamente funzionante. Ora seguiranno altri test e prove, ci sarà poi l'assemblaggio e l'inserimento all'interno della struttura definitiva in Cile! Un nuovo strumento al servizio della conoscenza.