Chi pensava che l'atteggiamento dell'amministrazione USA nei confronti della Cina dopo l'insediamento di Joe Biden alla presidenza potesse cambiare in modo radicale, si sbagliava di grosso. Non solo il presidente Biden non ha fatto passi indietro rispetto alle decisioni prese da Trump, ma ha ulteriormente maggiorato il carico. Anche il recente colloquio tra i presidenti cinese e statunitense non ha portato a un reale disgelo tra le due superpotenze e dietro una facciata di 'Rispetto reciproco' continuano dietro le quinte i colpi sotto la cintura.
L'ultimo viene sferrato dalla controparte americana, che infoltisce la lista delle aziende cinesi incluse nella 'Entity List', la lista dei 'cattivi', ossia di quelle aziende considerate pericolose per la sicurezza nazionale. Chi trova il proprio nome all'interno di questa lista si vede applicare forti restrizioni, in particolare alla possibilità di fare affari con le aziende statunitensi. Come successo per Huawei, la presenza del nome nella lista significa forti restrizioni alle esportazioni da parte di compagnie americane verso le aziende estere.
Così come Huawei si era trovata nell'impossibilità di importare tecnologia americana (chip, impianti produttivi, ma anche software), allo stesso modo DJI potrebbe trovarsi in una situazione simile. L'azienda cinese era stata già inserita circa un anno fa in una blacklist economica, ma la Entity List applica restrizioni ancora maggiori.
Si tratterebbe di una misura nell'ambito delle sanzione degli USA contro la Cina per il comportamento irrispettoso dei diritti umani nei confronti della popolazione uigura nello Xinjiang. L'inserimento di DJI nella lista è formalmente motivato dalla collaborazione che ha dato al governo cinese per portare avanti una stretta sorveglianza degli Uiguri.
L'inserimento nella lista nera economica non aveva impattato più di tanto sulle vendite del colosso dei droni negli USA, staremo a vedere quale impatto avrà questa seconda mossa dell'amministrazione Biden.
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