L'utilizzo dei droni nel contesto bellico della guerra in Ucraina sta creando non pochi grattacapi a DJI. L'azienda cinese, come abbiamo visto ieri, ha deciso di fermare tutte le operazioni commerciali in Russia e Ucraina, dopo settimane in cui è stata al centro delle cronache, in particolare per la soluzione Aeroscope. Questa soluzione, nata per la sicurezza pubblica e dedicata all'identificazione a distanza dei droni, secondo alcune fonti sarebbe stata utilizzata dall'esercito russo per localizzare le forze ucraine che sfruttavano droni DJI per compiti di sorveglianza, monitoraggio, ricognizione e individuazione bersagli.
Aeroscope al centro delle polemiche: i dati sono criptati o no?
Dal 2017 i droni DJI sono dotati della funzione Aeroscope, che invia automaticamente un segnale che include posizione, altitudine, velocità, direzione, numero di serie del drone e - soprattutto - anche la posizione del radiocomando e quindi del pilota alla guida. Gli enti di pubblica sicurezza possono accedere alla seconda parte del sistema, ossia la ricevente in grado di captare e leggere i dati, con una portata fino a 50 chilometri.
DJI era stata accusata di aver fornito all'esercito russo una versione ad uso militare di Aeroscope, suscitando le ire della controparte Ucraina. Come abbiamo visto l'azienda cinese ha fortemente negato questa tesi e, per mettersi al riparo dal ulteriori critiche, ha preso la decisione di sospendere le operazioni sui mercati russo e ucraino.
DJI è finita lo stesso di nuovo nell'occhio del ciclone. Stando a quanto ha dichiarato DJI nelle settimane scorse, i dati inviati nell'etere tramite il sistema Aeroscope sono criptati e quindi leggibili solo dai sistemi con la corretta chiave crittografica. Uno sviluppatore ha però - in una discussione su Twitter - presentato i propri dubbi, sostenendo il contrario, supportato anche da The Verge.
Long story short it means that @adamlisberg needs to provide an updated comment to @StarFire2258 stating that his engineering staff misspoke & that @DJIFlySafe @DJIEnterprise @djiglobal @djisupport #AeroScope #DroneID #RemoteID packets are NOT *encrypted*. https://t.co/7y9xodwIoh pic.twitter.com/FJn1a2QZyV
— KF (@d0tslash) April 19, 2022
Ebbene, a settimane di distanza, settimane in cui il portavoce DJI nella vicenda ha continuato a sostenere che i dati siano criptati, DJI ha dovuto ammettere che i dati inviati dai droni non sono criptati. Ciò significa che in linea teorica è possibile accedere a tutti i dati di posizione, anche senza la ricevente Aeroscope.
Aeroscope era disattivabile sui droni DJI, ma questa funzione è stata eliminata con i firmware più recenti e in molti chiedono che possa essere invece ripristinata. Dalle ricerche tra le righe di codice dello sviluppatore è emerso che, comunque, potrebbe esserci un metodo per, almeno, falsificare le informazioni sulla posizione.
Droni e pubblica sicurezza: il caso del GP F1 di Imola
Quello dell'identificazione remota dei droni è certamente un tema molto sensibile, che la guerra in Ucraina ha fatto scivolare su un terreno decisamente accidentato. D'altro canto è vero che ha degli utilizzi positivi nell'ambito della pubblica sicurezza, come conferma il fermo di ben 14 droni non autorizzati che si sono alzati in volo nella No-Fly Zone predisposta in occasione del Gran Premio di Formula 1 a Imola.