Capita molto spesso che la tecnologia prenda spunto dalla natura: in campo fotografico gli occhi multisfaccettati degli insetti hanno sempre catturato la curiosità dei ricercatori e ciclicamente alcuni prototipi salgono all'onore delle cronache. In questo periodo sono due quelli che stanno attirando la maggiore curiosità. Da un lato troviamo la fotocamera ad occhio di insetto del dipartimento di Scienza e Ingegneria dei Materiali dell'Università di Urbana–Champaign in Illinois, USA. Formato da 180 mini lenti, ognuna dotata di sensore, il prototipo offre una visuale ad ampio angolo di campo con una profondità di campo vicina all'infinito, senza le tipiche aberrazioni dei sistemi che usano sensori piatti.
Per conformazione, vista la leggera diversa prospettiva che ogni elemento sensibile ha, il sistema è particolarmente indicato alla registrazione dei movimenti e potrebbe diventare una tecnologia da usare con frutto in apparecchi come i droni o in dispositivi medicali per endoscopia. I ricercatori puntano ad arrivare a sistemi con 20.000 elementi. Al momento le ottiche con sensore sono montate su un materiale flessibile, a sua volta appoggiato a un sistema che viene gonfiato per raggiungere la curvatura voluta. Uno dei prossimi passi sarà quello di creare un sistema in grado di variare la pressione di gonfiaggio, e quindi la curvatura, e ottenere la possibilità di variare l'angolo di campo inquadrato.
Approccio simile per quello di Pelican Imaging, azienda che ha appena ricevuto un investimento di 20 milioni di dollari da parte di un venture capital che vede Nokia e Qualcomm in prima fila. Il colosso finlandese sta puntando molto sulle tecnologie di imaging e potrebbe affiancare a PureView interessanti innovazioni per i propri smartphone in un futuro non troppo lontano. La tecnologia punta a risultati simili a quelli di Lytro Field Camera, ossia la possibilità di mettere a fuoco dopo lo scatto in modo selettivo in fase di visualizzazione dell'immagine.