"Il giro del mondo in 200 foto" - questa l'azzeccata definizione data dal curatore Denis Curti della mostra dei Sony World Photography Awards 2019, portata alla Villa Reale di Monza (per il terzo anno consecutivo) da Sony Italia. Questo è un motivo per non perdersi l'esposizione delle fotografie alla Villa di Monza, aperta da oggi 13 settembre fino al 3 novembre, tutti i giorni da martedì a domenica (chiuso il lunedì) con orario 10.00-19.00. Il concorso ha visto la partecipazione di più di 325.000 fotografi da 195 paesi nel mondo.
Federico Borella, fotografato accanto alle sue opere a Londra
Ma ci sono altri tre ottimi motivi per farlo. Il primo è che quest'anno il titolo di fotografo dell'anno (una volta indicato con l'Iris D'Or) è andato a un italiano. Come vi avevamo raccontato nel nostro articolo, Federico Borella è risultato il preferito dalla giuria tra i vincitori delle singole categorie. Il suo lavoro, molto di'impatto e significativamente intitolato Five Degrees, è stato ispirato da uno studio dell'università di Berkley che mette in relazione cambiamenti climatici e tasso di suicidi tra gli agricoltori indiani, sempre più frequentemente bersagliati da danni alle colture e, di conseguenza, sempre più frequentemente in difficoltà economica.
Assieme a Federico sono esposti gli altri vincitori italiani, Jean-Marc Caimi & Valentina Piccinni, premiati per il loro progetto incentrato sulla città di Istanbul e i suoi profondi cambiamenti, che sintetizzano quelli dell'attuale società turca, e Alessandro Grassani, che si occupato, per la categoria Sport, di boxe femminile a Goma, città congolese tristemente nota come la capitale mondiale degli stupri.
Uno dei duplici scatti di Massimo Giovannini
Non mancano poi le foto di Massimo Giovannini, che si aggiudicato il secondo posto con il suo lavoro centrato sulle tutto sommato sottili sfumature tra generi nella categoria Ritratto. Inoltre è possibile anche vedere lo scatto premiato con il National Award per l’Italia, assegnato a Nicola Vincenzo Rinaldi e al suo poetico “abbraccio” di una coppia di innamorati.
Il secondo buon motivo è proprio la curatela di Denis Curtis, che per la quarta volta ha curato la versione italiana della mostra. Giocando molto bene con gli spazi, Denis ha sempre saputo dare più respiro alle fotografie, che nella location primaria della mostra, la Somerset House di Londra, devono giostrarsi in spazi angusti e inframezzati da elementi architettonici.
Il terzo motivo è proprio il luogo dove è stata allestita la mostra, che migra dalle sale del secondo piano al Belvedere, un sottotetto dal grande fascino, che si adatta ancora meglio allo stile variegato delle foto del concorso. Il Belvedere dal 2014 è stato per anni sede della sezione di design della Triennale di Milano che nacque nella Reggia di Monza negli anni venti, e trova in questo allestimento della mostra dei SWPA 2019 una nuova vita.