Era il 1901 quando l'artista Giuseppe Pellizza da Volpedo concluse il suo più grande capolavoro, Il quarto stato. Il celebre dipinto è oggi custodito all'entrata del Museo del Novecento di Milano ed è possibile ammirarlo dietro una teca di vetro e da debita distanza.
120 anni dopo la tecnologia ha permesso di guardare l'opera da vicino, molto vicino, più di quello che l'occhio umano possa fare. Questa tecnologia si chiama Gigapixel, ed è nota grazie ad Haltadefinizione, società che si occupa di valorizzare il patrimonio artistico italiano attraverso la digitalizzazione.
"Un'opera come Il quarto stato è certamente un capolavoro del divisionismo ma è anche un manifesto sociale ispiratore dei sentimenti più nobili. L'idea di poterlo "visitare" nel profondo attraverso la riproduzione digitale è un'esperienza affascinante che contribuisce alla conoscenza del dipinto e invoglia a visitare il Museo del Novecento", ha affermato Anna Maria Montaldo, già direttrice del Museo del Novecento.
Dopo opere del calibro di Raffaello Sanzio, Caravaggio, Giotto e Leonardo, oggi è la volta di Giuseppe Pellizza da Volpedo, artista del celebre e iconico dipinto Il Quarto Stato. L'opera, realizzata in seguito alla strage di Milano guidata dal commissario Bava Beccaris, è volutamente di grandi dimensioni (293×545 cm) e di enorme impatto sociale.
Giuseppe Pellizza ha voluto rappresentare il cosiddetto quarto stato, ovvero il proletariato, in un'epoca difficile a cavallo tra il XIX e il XX secolo. Gli altri stati erano in ordine: nobiltà, clero e borghesia. La prole, cioè i figli, sono la più grande ricchezza che possiede il quarto stato e l'opera racchiude il ciclo della folla di lavoratori, donne e bambini che cammina determinata verso lo spettatore con lo sguardo verso il sole. Una vera icona rivoluzionaria di rivendicazione dei propri diritti, questo diventò il dipinto di Pellizza da Volpedo, ma non prima che la critica lo ignorasse completamente durante le esposizioni.
Il quarto stato entra nelle case di tutti grazie ad Haltadefinizione
Dopo un lungo lavoro, gli esperti di Haltadefinizione hanno digitalizzato la grande opera dopo essere stata acquisita con una tecnica fotografica ad altissima risoluzione, compiendo un vero capolavoro tecnologico. Il dipinto è ora disponibile online in tecnologia Gigapixel, offrendo la possibilità di guardare i personaggi e i particolari nei minimi dettagli, invisibili anche ad occhio nudo.
"Siamo entusiasti di rendere fruibile sul portale di Haltadefinizione una delle opere più importanti della collezione del Museo del Novecento. L’altissima definizione permette di apprezzare l’opera in tutti i suoi particolari. I musei e gli archivi digitali sono una risorsa immensa per i nostri musei, grazie ai quali si aprono grandissime possibilità di valorizzazione e divulgazione del patrimonio. La digitalizzazione è uno dei mezzi principali per rendere l’arte accessibile al pubblico in ogni momento e in ogni parte del mondo", racconta Luca Ponzio, founder di Haltadefinizione