La Foto dell'anno, scattata dal palestinese Mohammed Salem per Reuters, ritrae una scena di indicibile dolore. Nell'immagine, Inas Abu Maamar, 36 anni, culla il corpo senza vita di sua nipote Saly, una bambina di 5 anni uccisa insieme alla madre e alla sorella da un missile israeliano che ha colpito la loro casa a Khan Younis, nella Striscia di Gaza. La giuria ha elogiato la cura e il rispetto con cui la foto è stata composta, offrendo uno sguardo sia metaforico che letterale su una perdita inimmaginabile.
A Palestinian Woman Embraces the Body of Her Niece Mohammed Salem, Palestine, Reuters
Il premio Storia dell'anno è andato a Lee-Ann Olwage del Sudafrica per "Valim-babena", un racconto fotografico pubblicato su GEO che esplora la demenza in Madagascar attraverso la lente dell'assistenza familiare. Le immagini ritraggono con tenerezza "Dada Paul" Rakotozandriny, 91 anni, mentre viene accudito dalla figlia Fara, ponendo l'accento sull'amore e la vicinanza necessari in un mondo segnato dalla guerra e dall'aggressione.
Valim-babena Lee-Ann Olwage, South Africa, for GEO
Il venezuelano Alejandro Cegarra ha vinto il premio per il progetto a lungo termine "The Two Walls", pubblicato dal New York Times e Bloomberg, che documenta la resilienza dei migranti diretti negli Stati Uniti attraverso il Messico. Attingendo alla sua stessa esperienza di migrante, Cegarra offre uno sguardo sensibile e incentrato sull'uomo, celebrando l'agency dei migranti di fronte a ostacoli apparentemente insormontabili.
The Two Walls Alejandro Cegarra, Venezuela, The New York Times/Bloomberg
Infine, l'ucraina Julia Kochetova ha vinto il premio Open Format con "La guerra è personale", un progetto multimediale che intreccia fotografia, poesia, audio e musica per mostrare l'impatto quotidiano della guerra russo-ucraina. Creato in collaborazione con un illustratore e un DJ ucraini, il sito web offre un'immersione viscerale nelle vite di coloro che convivono con il conflitto come realtà di tutti i giorni.
War Is Personal Julia Kochetova, Ukraine
Joumana El Zein Khoury, direttrice esecutiva di World Press Photo, ha evidenziato come i fotografi vincitori abbiano "una familiarità intima e personale con i loro argomenti", permettendo loro di trasmettere comprensione, empatia e compassione attraverso le loro opere. Allo stesso tempo, ha ricordato i rischi affrontati dai fotogiornalisti, con lo scorso anno che ha visto un numero quasi record di giornalisti uccisi, molti dei quali a Gaza.
La presidente della giuria globale, Fiona Shields del Guardian, ha sottolineato il potere delle immagini vincitrici di "trasmettere un momento specifico, risuonando anche oltre il proprio soggetto e il proprio tempo". La foto dell'anno, in particolare, racchiude "questo senso di impatto ed è incredibilmente commovente da vedere, pur essendo allo stesso tempo un argomento a favore della pace".