Sony è leader mondiale per quanto riguarda la produzione di sensori d'immagine e in questi anni ha sviluppato importanti tecnologie che hanno contribuito alla rivoluzione della fotografia digitale. Sebbene non abbia ricadute dirette sulle fotocamere, anche l'ultimo annuncio in ordine di tempo può giocare un ruolo molto importante per i sensori delle fotocamere del futuro.
Come riportato da un comunicato stampa, Sony Corporation ha annunciato lo sviluppo di un nuovo sensore CMOS retroilluminato di tipo stacked (a strati impilati) dotato di global shutter, grazie a un'innovativa struttura con conversione analogico-digitale su ogni pixel. Nei sensori convenzionali la lettura delle informazioni digitali convertite dai segnali analogici dei fotorecettori avviene riga per riga, dando vita, anche nei sensori più veloci, all'effetto rolling shutter, che porta a deformazioni nell'immagine, riproducendo corpi dritti in rapido movimento con una deformazione 'a banana'. La mazza del golfista durante lo swing o le pale di un elicottero sono gli esempi più lampanti dell'effetto rolling shutter.
Al momento in fotografia per 'congelare' il movimento senza deformazioni si utilizza un otturatore meccanico. I più recenti sensori, come quello che la stessa Sony utilizza sulla sua top di gamma full frame Alpha A9, con una velocità di lettura migliorata, grazie anche al montaggio delle memoria di buffer direttamente sul sensore, minimizzano questo effetto anche quando si utilizza l'otturatore elettronico, senza però riuscire ad liberarsene completamente. Il nuovo sensore sviluppato da Sony promette però di eliminarlo del tutto, con la lettura in blocco di tutti i pixel del sensore.
Al momento il sensore sviluppato ha soli 1,46 megapixel di risoluzione, ma apre il campo a interessanti sviluppi. Anche le tecniche utilizzate sulla full frame A9 avevano debuttato su sensori di piccole dimensioni e risoluzioni ridotte. Il nuovo sensore, con convertitori A/D a 14-bit su ogni pixel beneficia di una nuova tecnologia per costruire un'interfaccia di connessione Cu-Cu (rame-rame) tra il substrato sensibile alla luce e il sottostante strato in cui è ospitata la logica del sensore, in particolare quella deputata a memorizzare le informazioni digitali. La chiave del nuovo sensore sta proprio in queste connessioni rame-rame (circa 3 milioni) che offrono diversi vantaggi rispetto a quelle basate sul silicio, tra cui maggiori compattezza e libertà di design. Utilizzando un convertitore A/D per fotosito, il nuovo sensore ne integra un numero circa mille volte superiore a quello di un sensore tradizionale. Il lato negativo di questo design è una richiesta maggiore di corrente, visto l'alto numero di convertitori A/D, ma Sony ha risolto il problema con un rinnovato design a bassa corrente di questi elementi.
La tecnologia era stata annuciata nel dicembre del 2016 e ora questa prima applicazione la porta dalla teoria alla pratica. Sarà interessante vedere i possibili sviluppi aumentando dimensioni e risoluzione del sensore.