Il lavoro di Daniel Berehulak si era già parecchio distinto al World Press Photo 2017, senza però arrivare al primo gradino del podio e molto probabilmente sarà protagonista di diversi concorsi quest'anno. Il suo premio il fotografo australiano però l'ha già vinto oggi, portandosi a casa il Pulitzer nella categoria Breaking News Photography. Particolare la genesi di questa vittoria, avvenuta nella categoria sopracitata dopo che la giuria stessa l'aveva spostata lì, mentre il fotografo aveva inviato il lavoro per partecipare alla categoria Feature Photography.
Il progetto fotografico di Daniel Berehulak, pubblicato sul New York Times, getta lo sguardo sulla difficile situazione delle Filippine, dove la guerra a narcotrafficanti e tossicodipendenti dichiarata dal governo sta portando a una spirale di violenza nel paese: gli omicidi irrisolti nel 2016 hanno raggiunto la cifra di 3500. Anche la polizia ha dimostrando grande brutalità e la situazione è aggravata dalle uccisioni di cui sono responsabili i vigilantes: 2000 è il numero dei morti durante le operazioni di polizia. Qui sotto incorporiamo la gallery, che trovate anche a questo indirizzo sul sito dei premi: si tratta di immagini molto forti, con cadaveri e sangue, consigliamo la visione solo a persone poco impressionabili.
Il progetto cerca di documentare la situazione nel suo complesso: accanto alle immagini dei cadaveri per strada (spesso gli omicidi avvengono lì, a opera di coppie di killer in motocicletta), Berehulak ha documentato anche la situazione delle carceri (sovraffollate dopo i rastrellamenti), degli obitori e dei funerali delle vittime. Berehulak aveva già vinto il Pulitzer nel 2015 nella stessa categoria per il suo lavoro di documentazione sull'epidemia di Ebola in Africa.
Per quanto riguarda la categoria Feature Photography il premio è invece andato al fotografo E. Jason Wambsgans del Chicago Tribune. Il fotografo ha seguito da vicino la convalescenza di un bambino di 10 anni vittima di una sparatoria a Chicago. Colpito al tronco l'8 agosto del 2016 mentre si trovava con la sua famiglia sotto il portico di casa, il ragazzino ha passato praticamente due mesi in ospedale dopo l'operazione per rimuovere il proiettile che, passando attraverso pancreas, stomaco, milza, reni e polmone, si era fermato poco sotto la spalla. Negli scatti in bianco e nero del fotografo troviamo raccontata l'operazione, la vita in ospedale e poi il successivo lento ritorno a una vita normale, dapprima a casa e poi anche a scuola.