Funzionano davvero i sistemi di eliminazione della polvere dai sensori delle reflex? É questa la domanda a cui hanno provato a rispondere quelli di Pixinfo. Sono state messe a confronto quattro fotocamere D-SLR dotate di sistema di riduzione della polvere per capirne l'efficacia.
Il problema della polvere sui sensori è unico di questo tipo di fotocamere, per la possibilità di intercambiare le ottiche. Proprio in questa fase, se si opera in ambienti polverosi, è possibile che si depositino particelle di pulviscolo sulla superficie del sensore. La polvere può poi essere generata all'interno della fotocamera stessa a causa delle parti in movimento. A differenza delle reflex analogiche in cui il supporto da impressionare viene rinnovato ad ogni scatto, in quelle digitali la polvere va a depositarsi su una superficie ferma. Queste particelle possono apparire come ombre o punti in fotografie scattate a diaframma molto chiuso, da valori a partire da F16.
Diversi gli stratagemmi inventati dalle case produttrici per ridurre il problema. Olympus ha introdotto per prima uno di questi sistemi, basato sullo scuotimento a frequenze supersoniche di un sottile strato posto dinnanzi al sensore. Sony e Pentax contano invece sullo scuotimento di tutto il sensore, mentre Canon si affida allo scuotimento del filtro posto dinnanzi al sensore e alla mappatura dei difetti creati dal pulviscolo, eliminati via software in post-produzione. Sigma invece risolve il problema alla radice ponendo un filtro davanti allo specchio, dando vita a un sistema ad ottiche intercambiabili 'chiuso'.
Le macchine fotografiche sono state esposte aperte ad aria ricca di polvere e poi è stato azionato il comando di eliminazione del pulviscolo per 25 volte. I risultati sono a dir poco sconfortanti, in alcuni casi l'azionamento del sistema non ha avuto alcuna utilità. Per contare il numero di particelle rimaste sul sensore sono state scattate foto di uno sfondo bianco prima di sporcare il sensore, dopo averlo sporcato, dopo aver azionato il sistema di pulizia 2 e 25 volte. Poi sono stati utilizzati altri due metodi di pulizia, tramite aria soffiata con una pompetta e per via chimica con alcol etilico.
Protagoniste del confronto la Canon EOS-400D, la Olympus E-300 (prima fotocamera ad adottare un sistema di pulizia), la Pentax K10D e la Sony Alpha DSLR-A100. Le ultime due, accumunate dal sistema di scuotimento dell'intero sensore, mostrano addirittura un peggioramento all'azionamento della vibrazione. La EOS-400D ha mostrato nel test una efficienza del 5% nell'eliminazione della polvere, mentre la Olympus è salita al 50%. Da notare inoltre come in quest'ultimo caso la polvere dia meno fastidio nelle foto, forse per le dimensioni ridotte del sensore o per l'allontanamento della superficie di deposito dal sensore, grazie all'adozione dello strato vibrante.
Anche la pulizia con aria da risultati interessanti, è molto più efficace della vibrazione, con Olympus e Canon che forse a causa della carica elettrostatica del sensore e dello strato vibrante trattengono più particelle di polvere rispetto a Pentax e Sony. In futuro vorremmo applicare noi stessi test simili per valutare l'efficacia dei sistemi di riduzione della polvere, anche se l'idea di impolverare apposta il sensore di una reflex sulle prime fa un po' rabbrividire.