I ricercatori dell'University of Albany hanno sviluppato un algoritmo efficiente ed in grado di operare autonomamente, senza un'analisi dell'uomo, e capace di capire se un'immagine digitale è stata realizzata unendo diversi scatti. Il successo della fotografia digitale pone infatti nuove sfide: una volta era complicato unire parti di diverse immagini per creare un fotomontaggio, ora con le tecnologie digitali chiunque dotato di un PC e un software di editing può cimentarsi con successo in questo campo.
L'algoritmo si basa sull'analisi della presenza del rumore delle varie porzioni della foto ed è in grado di rilevare differenze di rumore di scatti diversi. Il rumore viene introdotto nelle immagini in fase di acquisizione e anche in fase di compressione: ogni fotocamera dà una 'impronta' al rumore nelle immagini che produce: la tecnica si basa proprio sull'analisi di questa impronta per verificare la presenza nell'immagine di parti in arrivo da altri dispositivi di ripresa.
Naturalmente non è in grado di scoprire se parti della foto sono state clonate oppure se si tratta di un'unione di foto scattate dalla stessa fotocamera in condizioni simili, in quanto in questi casi il rumore anche di scatti differenti risulta indistinguibile. Non è la prima volta che l'analisi del rumore è utilizzata per scoprire la 'contraffazione' delle immagini: in ambito forense è una tecnica ampiamente sfruttata. I ricercatori di Albany hanno messo a punto una tecnica che applica questo approccio con maggiore precisione e con un minore tasso di falsi positivi: comunque continueranno il loro progetto cercando di affinare ulteriormente l'algoritmo sviluppato finora.