Si torna a parlare di World Photography Organisation e dei fotografi che hanno vinto l'ultima edizione del Sony World Photography Awards. Si tratta dei nuovi progetti realizzati da quattro fotografi anche grazie a un finanziamento da parte della società nipponica.
Questa nuova collaborazione ha preso il via selezionando quattro tra i fotografi nella categoria "professionisti" dell’edizione 2018 dei Sony World Photography Awards. I nomi degli artisti sono Alys Tomlinson (dal Regno Unito), Luca Locatelli (dall'Italia), Tom Oldham (dal Regno Unito) e Balazs Gardi (dall'Ungheria).
Nel mese di Aprile di quest'anno i quattro fotografi hanno ricevuto un premio di 7000 dollari e attrezzatura da parte di Sony: lo scopo era realizzare un lavoro che fosse o completamente nuovo oppure la continuazione di un'opera già in corso. I fotografi che hanno vinto i Sony World Photography Awards si sono spinti così in Bielorussia, Italia, Francia, Stati Uniti e Regno Unito per poter realizzare la propria avventura fotografica con tematiche di vario genere. Gli scatti saranno disponibili da Gennaio con una selezione sarà visibile alla Somerset House di Londra da Aprile 2019 per la mostra sui Sony World Photography Awards.
Per quanto riguarda Alys Tomlinson (vincitrice della categoria Scoperta), il suo lavoro (Ex-voto) ruota attorno a una suora bielorussa di nome Vera che vive in un convento rurale. Le giornate passano coltivando la passione e il legame spirituale con i cavalli selvaggi della zona. Vera perl si occupa anche di corsi di formazione per uomini e donne in difficoltà cercando di trovare uno scopo nella vita.
Luca Locatelli (vincitore della categoria Paesaggio) ha invece continuato il suo progetto dal nome di MATERIA: How we live on this planet. Si tratta di percorso che vuole studiare le reazioni umane legate all'ambiente e ai mutamenti della Terra. Al centro dell'esperienza troviamo due città-simbolo come Londra (Regno Unito) e Milano (Italia) che servono come base per capire il futuro.
Tom Oldham (vincitore della categoria Ritratto) ha invece concentrato la sua attenzione sulla "Ball Culture" legata alla comunità LGBTQ+ e sviluppatasi a partire dagli anni Settanta ad Harlem. Nella serie "Shoot An Arrow and Go Real High" vengono ritratte le sfide di danza e "walk" tra Parigi, New York e Londra per cogliere le diffenze tra i vari stili e le persone sul palcoscenico.
Infine tocca al lavoro chiamato "Can I Play?" di Balazs Gardi (vincitore della categoria Sport) che mostra il lato umano del calcio legato alla comunità immigrata di Oakland (California), dove vive il fotografo. Si parla di storie di immigrazione verso gli Stati Uniti e di come il gioco possa diventare una forza di coesione per la comunità.