Zoom tuttofare è una parola esecrata da alcuni dei puristi della fotografia, alcuni dei quali non possono sopportare la parola zoom in genere. Si tratta di una categoria di obiettivi, quella degli zoom a lunga escursione, molto apprezzata invece dall'utenza consumer: poter disporre di una sola ottica per coprire tutte le esigenze focali, magari durante un viaggio o la gita della domenica è certamente un punto a favore degli zoom tuttofare.
Tamron si è ritagliata uno spazio di rilievo in questa categoria tra i produttori di terze parti, in particolare puntando sul settore delle reflex con sensore in formato APS-C. Per questa categoria di macchine fotografiche Tamron offre diverse opzioni per chi è alla ricerca di un'ottica che copra focali dal grandangolo al tele spinto. Tamron con il suo 18-270mm F/3.5-6.3 Di II VC PZD detiene il record di escursione, arrivando a 15x.
Abbiamo già incontrato la versione con attacco Nikon, ma per fugare alcuni dubbi abbiamo voluto mettere alla prova anche la versione 18-270mm F/3.5-6.3 Di II PZD dedicata alle fotocamere reflex APS-C di casa Sony. Avendo da sempre le macchine fotografiche Sony Alpha un sistema di stabilizzazione integrato (Super Steady Shot) Tamron propone il suo obiettivo in versione non stabilizzata agli utenti Sony, lasciando che il lavoro sia fatto dal sistema sensor-shift di Sony.
La scelta, anche in vista delle ottime prestazioni del sistema di casa Sony, ha perfettamente senso: evita 'doppioni' che potrebbero originare problemi e semplifica l'obiettivo. Tamron ha voluto che uno dei punti di forza del suo obiettivo fossero la compattezza e la leggerezza: in questo campo il lavoro svolto dal produttore nipponico è davvero ottimo.
In meno di 10 centimetri di lunghezza in posizione di riposo e in 450 grammi, dati nemmemo troppo lontani da quelli delle ottiche kit come il 18-55mm, Tamron ha racchiuso uno zoom 15x (focale equivalente su Sony 27-405mm) con apertura di diaframma f/3,5-6,3. Questi ultimi non sono numeri che fanno gridare al miracolo, ma abbiamo visto ottiche altrettanto buie alla loro estremità più lunga con focali molto inferiori.
Tamron 18-270mm trova facilmente spazio in qualunque borsa e si candida come obiettivo da viaggio anche quando agganciato alla fotocamera, non aumentando eccessivamente peso e ingombro della stessa, soprattutto se confrontato con le ottiche kit molto più limitate sul fronte dell'escursione focale.
La prima impressione che abbiamo avuto è che tra i prodotti Tamron ci siano alcune tolleranze costruttive in alcuni casi ampie: se l'esemplare per Nikon aveva una zoomata fluida ma solida, questo esemplare ha invece uno scorrimento fin troppo leggero, tanto da allungarsi o accorciarsi sotto la spinta della gravità. Per evitare problemi durante il trasporto Tamron ha dotato l'ottica di un sistema di bloccaggio, attivabile quando l'obiettivo è alla focale minima. Purtroppo l'entità dello scorrimento è tale che risulta evidente a gradi di inclinazione non troppo spinti, creando qualche problema di troppo quando si usa la macchina sul cavalletto e si inquadra verso l'alto o il basso.
Altra differenza che abbiamo riscontrato in questa versione che migliora il nostro giudizio è la forza del motore di messa a fuoco. Nella versione Nikon la ghiera della messa a fuoco era davvero troppo sensibile allo sgancio quando azionata manuale, tanto da sganciarsi anche quando sfiorata inavvertitamente, lasciando le prime volte con l'impressione che la messa a fuoco non funzionasse. In questo caso il problema non si è mai ripetuto: la presa della ghiera è sempre in presa e viene sganciata solo operando sul commutatore AF/MF sul barilotto.
Dal punto di vista della qualità fotografica l'esemplare per Sony che abbiamo provato migliora il nostro giudizio, in alcuni casi in modo netto. Avevamo già sottolineato nella prova della versione per reflex Nikon la bontà delle immagini al centro a tutta apertura alla focale massima. In quel caso avevamo notato un calo della nitidezza abbastanza veloce muovendosi verso i bordi.
f/6.3 - 270mm
L'esemplare provato con Sony Alpha A77 ha invece dimostrato una tenuta della qualità dell'immagine molto più elevata, facendo denotare un calo di nitidezza solo nei punti più estremi dell'inquadratura. Questo obiettivo permette quindi di scattare alla focale massima a tutta apertura senza nessuna preoccupazione, una caratteristica non da poco per un'ottica del genere.
f/8 - 270mm
Chiudendo il diaframma si guadagna qualcosa in nitidezza, ma visto il buon grado di partenza non è un'operazione necessaria nella gran parte dei casi. Discorso simile anche alla focale minima, alla quale è utilizzabile la massima apertura senza incontrare grossi problemi sul fronte della nitidezza.
f/9 - 110mm
Come avevamo già sottolineato, Tamron ha fatto la scelta di massimizzare la qualità delle immagini alla focale minima e massima, quelle più utilizzate, mentre ha scelto di scendere ai compromessi tipici delle ottiche ad ampia escursione alle focali intermedie.
L'immagine JPEG registrata dalla macchina e il file sviluppato a partire dal RAW applicando la correzione di aberrazioni e distorsione
Il difetto più evidente delle foto scattare con Sony Alpha A77 e l'obiettivo Tamron 18-270mm F/3.5-6.3 Di II PZD è rappresentato dalle aberrazioni cromatiche: in particolare la banda magenta è molto evidente quando ci si sposta dai bordi e avvicinandosi ai punti estremi dell'inquadratura è accompagnata anche dalla gemella banda verde.
Il problema è risolvibile in buona parte scattando in RAW: ad esempio Adobe Camera RAW integra il corretto profilo per la correzione delle aberrazioni dell'ottica Tamron. L'applicazione del profilo elimina le bande colorare in modo efficace nelle situazioni normali, anche se poco può in quelle più estreme.
Il profilo corregge anche in modo efficace le distorsioni: queste ultime sono evidenti sotto forma di distorsione a barilotto alla focale minima, rientrando al di sotto dell'immediatamente percepibile a occhio nudo lungo il resto delle focali. Alla focale massima è presente una leggera distorsione a cuscino, evidente solo a occhi esperti. Discorso simile per la vignettatura, che è presente e visibile, ma facilmente correggibile.
La messa a fuoco non è fulminea, ma il motore piezoelettrico che equipaggia questa ottica permette comunque anche al fotografo della domenica di togliersi qualche soddisfazione naturalistica o sportiva.
Offerto a poco meno di 500 euro street price, Tamron 18-270mm F/3.5-6.3 Di II PZD per Sony è un obiettivo che si caratterizza per un'escursione focale da primato, sulle reflex del produttore nipponico pari a 27-405mm. Tamron ha puntato molto su leggerezza e compattezza rendendo, come già lo avevamo definito nella recensione della versione Nikon, il suo 18-270mm un perfetto tuttofare da vacanza.
Adatto all'utenza consumer che vuole un solo obiettivo per qualsiasi situazione offre una nitidezza davvero buona a tutta apertura alle focali estree, quelle maggiormente utilizzate, scegliendo di scendere a maggiori compromessi alle focali intermedie. La costruzione utilizza metallo per diverse parti, come ad esempio l'innesto.