Sono passate due settimane dal terremoto che ha colpito il Giappone nella prefettura di Kumamoto, ma alcuni degli impianti industriali sono ancora interessati da verifiche e riparazioni: tra essi troviamo anche stabilimenti che interessano in prima persona il mercato fotografico. Fujifilm informa oggi che le operazioni nella fabbrica di Kikuyo-cho sono riprese sotto osservazione già dal 23 aprile e che stanno continuando a buon ritmo. La previsione è quella di tornare al regime pre-terremoto entro la fine del mese di maggio, mentre le spedizioni dei prodotti che erano in magazzino al momento del terremoto sono già ricominciate, dopo aver passato un'ulteriore ispezione.
Sony è stata la più colpita ed è stata costretta a chiudere uno degli stabilimenti che sforna sensori CMOS e CCD per fotocamere digitali, videocamere di videosorveglianza e micro-display: l'impatto sul business del produttore giapponese è stato tale da spingere Nikon a ritardare l'arrivo sul mercato di alcune compatte che utilizzano sensori prodotti a Kumamoto. In particolare erano stati i piani superiori degli edifici quelli interessati dai maggiori danni, con le clean room utilizzate per le lavorazioni sui wafer di silicio e gli impianti di produzione, localizzati al piano terra, non hanno subito danni di rilievo. Al piano di sopra avvengono fasi della produzione come l'assemblaggio e le misure, oltre a quelle che interessano i moduli fotocamera completi: qui i danni sono stati più consistenti.
La produzione è ancora ferma, vista la conta dei danni precisa ancora da effettuare, anche a causa delle scosse di assestamento, continuate fino a pochi giorni fa. I prodotti già finiti al momento del terremoto sono già stati ispezionati e Sony ha ripreso le spedizioni, mentre sono ancora in fase di analisi i prodotti semi-finiti e quelli incompleti.