Poco meno di un mese fa, precisamente il 22 aprile, un drone atterrò sul palazzo del primo ministro gapponese a Tokyo. Un episodio di quelli che possono accadere e che fanno notizia più per il luogo o le persone coinvolte che per il fatto in sé, se non fosse per la scoperta di un carico leggermente radioattivo che il velivolo portava a bordo.
In seguito si è infatti scoperto che il fatto era doloso e non fortuito, opera di una persona che ha scelto questo modo, goffo e molto incosciente, per protestare contro la politica energetica atomica del Giappone. Passata la paura di cose ben più gravi, il comune non ha perso tempo e ha imposto il divieto di utilizzo dei droni in tutti gli 81 parchi di Tokyo.
Una misura attesa, sebbene non impedirà certo il verificarsi di ipotetici episodi analoghi qualora qualcuno volesse riprovarci. Resta il fatto che fra i giapponesi appassionati di tecnologia (e ce ne sono moltissimi) la notizia ha portato delusione e sconforto, almeno fra i residenti della capitale.
Siamo ugualmente certi però che la delibera verrà digerita, accettata e rispettata con nipponica disciplina. Ennesima dimostrazione di come le colpe di un singolo possano avere ripercussioni su tutti, soprattutto fra chi non era minimamente coinvolto nell'episodio scatenante.