Il rapporto tra fotografia, manipolazione e rappresentazione del 'reale' è da sempre oggetto di controversie più o meno accese specialmente in un ambito, quello del reportage, il cui ruolo è quello di raccontare dei fatti. Non sono rari infatti i casi che hanno visto fotografi professionisti licenziati in tronco per aver manipolato delle immagini, pensiamo ad esempio alla vicenda di Brian Walski con il Los Angeles Times, o alla controversia tra Bryan Patrick e la National Professional Photographic Association. Se in qui casi però l'azione dei reporter di sintetizzare l'accaduto in un unico scatto era stato punito per la ragione di aver creato artificialmente una situazione in realtà non accaduta, quanto fatto dal fotografo di cui vi parliamo oggi è in realtà un intervento sullo scatto molto meno invadente.
Harry Fisch, questo il nome del fotografo in questione, ha partecipato, come altre migliaia di appassionati, ad un concorso fotografico indetto dalla prestigiosa rivista National Geographic, inviando una scatto realizzato presso Asi Gaht, Varanasi. Dopo qualche tempo riceve un e-mail direttamente dal photo editor della rivista che gli comunica che la sua foto è stata selezionata come vincitrice nella categoria Places del concorso e lo invita ad inviare il file RAW o comunque lo scatto originale senza nessun tipo d'intervento.
La foto (che per inciso è stata scattata con una Fuji X-Pro 1) è stata scattata in formato Jpeg e Fisch invia lo scatto originale alla redazione del giornale che per tutta risposta gli comunica la decisione di squalificarlo dal concorso per aver eliminato il sacchetto visibile sulla destra dello scatto.
La vicenda non termina qui però perché Fisch scrive alla rivista la sua opinione, ovvero che l'eliminazione del sacchetto non modifica a suo parere la natura dello scatto (cioè ciò che la rivista vuole preservare). Il photo editor gli risponde che, essendo intervenuto digitalmente per rimuovere il sacchetto, ha infranto le regole del concorso, cosa che non sarebbe accaduta se avesse invece tagliato la foto sulla destra.
Naturalmente in questa vicenda particolare pensiamo che, come anche in casi analoghi, chi ha indetto il concorso e scritto delle regole abbia tutta la legittimità necessaria per interpretare il regolamento nella maniera più rigida possibile (dura lex sed lex); tuttavia il caso è forse esemplare dell'ambiguità nella quale si muove, specialmente in seguito all'esplosione delle tecnologie digitali, il mondo della fotografia di reportage dove il confine tra ciò che è ritenuto lecito ed illecito si è fatto sempre più discrezionale.