Dopo l'annuncio che a causa del COVID-19 non sarebbe stato possibile avere una premiazione "di persona" per il concorso World Press Photo 2020 è giunto comunque il momento di conoscere i vincitori, annunciati il 16 Aprile 2020. Ricordiamo che questo premio è stato indetto la prima volta nell'ormai lontano 1955 e ha portato alla luce sia talenti dello scatto ma anche situazioni e realtà a volte lontane, facendole apparire più vicine.
World Press Photo of the Year 2020: vince Yasuyoshi Chiba
A vincere è stato Yasuyoshi Chiba (che collabora con Agence France-Presse) che ha realizzato la migliore fotografia, dal titolo di Straight Voice, aggiudicandosi così il premio di World Press Photo of the Year 2020. La fotografia ritrae un ragazzo circondato da altre persone che lo illuminano con i led dei cellulari. Il ragazzo sta recitando poesie durante una delle proteste Khartum (Sudan).
Come raccontato per World Press Photo, le proteste sono iniziate due anni fa con una fase che ha visto i manifestanti arrivare vicini alla vittoria facendo deporre il dittatore Omar al-Bashir, avvenuto poi ad Aprile 2019 con un colpo di stato militare e relativo governo di transizione.
Questo non ha fermato le proteste che volevano togliere il potere dalle mani dei militari per consegnarlo al popolo. Nelle settimane successive si è poi assistito all'uso della forza sui manifestanti con decine di morti, arresti e torture. Per cercare di limitare i disordini, i governanti hanno bloccato l'accesso a Internet, ma grazie a strumenti meno "evoluti" come sms o il passaparola si è poi arrivati (non senza un clima sempre più militaresco) il 17 Agosto alla firma di un accordo.
World Press Photo Story of the Year 2020: vince Romain Laurendeau
Per World Press Photo Story of the Year 2020 a vincere è stato Romain Laurendeau con la serie di fotografie dal titolo Kho, the Genesis of a Revolt (Kho significa "fratello"). Nelle trenta fotografie si racconta la storia del popolo algerino, che deve sopravvivere in un paese con un'alta percentuale di giovani, ma che sono per lo più disoccupati.
Dopo l'Ottobre Nero dell'88, ancora troviamo i segni di malcontento, sfiducia nelle istituzioni e di una vita molto complicata. I giovani si "buttano" quindi sul calcio ma anche cercando di luoghi lontani dalle folle, dagli occhi delle persone. Comunità nelle comunità ma che non riescono a essere una vera e propria via di fuga dalla condizione generale. A Febbraio dello scorso anno ci sono state nuove proteste della classe operaia e dei giovani.
World Press Photo Interactive of the Year 2020: vince DJ Clark
Per la categoria World Press Photo Interactive of the Year 2020 a vincere è DJ Clark (per China Daily) con un filmato dal titolo Battleground PolyU che racconta le proteste avvenute ad Hong Kong della repressione violenta attuata dal governo cinese. Il picco delle proteste è stato a Novembre dello scorso anno: da quel momento anche i campus universitari divennero il centro nel quale gli studenti si organizzavano e resistevano. In particolare il Politecnico di Hong Kong (PolyU, da qui il titolo del filmato), divenne un simbolo della rivolta.
DJ Clark cerca di far immergere lo spettatore nel campo di battaglia universitario catturando scene suggestive e racchiudendole in Battleground PolyU. Il filmato, decisamente coinvolgente vista la scelta d'inquadratura e montaggio, non poteva non venire riconosciuto come opera di valore sociale.
World Press Photo Online Video of the Year 2020: vincono Francois Verster e Simon Wood
In ultimo, per la categoria World Press Photo Online Video of the Year 2020 a vincere sono stati Francois Verster e Simon Wood (Field of Vision) con il filmato dal titolo Scenes from a Dry City. Il filmato punta sulla ripresa aerea per mostrare Cape Town/Città del Capo (Sudafrica) e la diseguaglianza sociale che affligge la comunità.
Se già le condizioni di partenza non erano delle migliori, da circa tre anni si è assistito a una crisi idrica che ha ulteriormente complicato la situazione. Nel video si parla anche della crisi climatica globale che colpisce il mondo degli esseri umani così come quello naturale.
Simon Wood (co-direttore, produttore, direttore della fotografia) ha dichiarato che l'intento del filmato era quello di mostrare ciò che potrebbe accadere anche in altre nazioni del Mondo, un pianeta senz'acqua potabile.